venerdì, settembre 30, 2005

La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare

Trovo quest’affermazione assolutamente geniale. Mi ha colpito in mezzo alla fronte, direttamente al terzo occhio. Sembra una frase banale ma propone un punto di vista completamente speculare a quello usuale e per questo sconvolgente. Soffro di attacchi di panico, fortunatamente leggeri, molto leggeri…. si potrebbero definire forti attacchi d’ansia. Ma sono molto invalidanti per una iperattiva indipendente come me! Soprattutto vivo questa cosa come una limitazione, come una debolezza, come una falla nelle mura della mia fortezza.
E se l’attacco di panico fosse una manifestazione della mia voglia di volare e un colpo di piccone a quelle mura troppo alte? Questa domanda mi stà facendo tremare le mani. Solo al formularla nella mia mente sento arrivare le sensazioni dell’attacco di panico. Forse è la domanda giusta.

Mi fido di te, io mi fido di te. Cosa sei disposto a perdere?

E questa pare essere la risposta. Fidarsi dell'amore, della vita, di se stessi.

Le mura tengono. Tengono ancora al sicuro questo cuore che però ha una tremenda voglia di amare. Mi sento incapace. Ecco cos’è. L’attacco di panico è la lotta fra la paura di cadere e la voglia di volare.

lunedì, settembre 26, 2005

Identità scaduta

Sono forse l’unica italiana con una foto con sfondo naturalistico sulla carta d’identità? Venerdì sono andata a rinnovare il documento e di quello scaduto mi hanno restituito la foto. Identità a rendere. Sono cambiate molte cose da quell’identità a questa.
Identità
Sono cambiata io, la mia autocoscienza e l’indirizzo di casa. Stesse considerazioni le feci a suo tempo quando rinnovai la carta scaduta quest’anno. Sempre in meglio. Paradossalmente mi sento più bella e più giovane, felice, cosciente, donna. Spero di fare le stesse considerazioni fra cinque anni. Avrò un nuovo indirizzo, sarò più consapevole e quindi serenamente felice.

mercoledì, settembre 21, 2005

Da stasera si ricomincia...

Danza del Ventre
Luglio 2004 - Saggio di Danza del Ventre

Per pigrizia, mancanza di tempo, progetti che assorbivano la mia attenzione e la mia creatività, la scorsa stagione non è a passo di danza che ho proseguito il mio cammino di crescita femminile, ma da stasera… l’energia femminile torna a ondeggiare sensualmente! Chissà se il prossimo anno riuscirai a non venire a vedermi! No che non ci riuscirai! :) Perché quel progetto eri tu! :)

lunedì, settembre 19, 2005

A dieta!

Ma non era un blog in cui si parlava d’amore questo? Dell’amore in generale, d’accordo, ma in particolare di quello che lega un uomo ad una donna…
E allora? Mi sto rammollendo? Ho messo a letto il mio spirito selvaggio? O l’ho messo a tavola con i piedi sotto e ben allungati? A giudicare dai rotolini che ho messo su, parrebbe proprio di si! :)
Perché si ingrassa quando ci si innamora? Se l’amore è corrisposto è chiaro… sennò… è il contrario! Per lo meno questo è quel che succede a me. E l’idea di mettermi a dieta da una parte mi piace, perché vorrei per una volta essere contemporaneamente innamorata ed in forma… dall’altra mi spaventa per l’associazione mentale che ho a causa delle esperienze passate (altresì detto SCHEMA) che “Helga magra” = “Helga infelice”.
Però quando ingrasso non mi piaccio più e se non mi piaccio più temo di non piacere più nemmeno al mio uomo ed entro in paranoia. Ieri il mio amore mi ha detto una delle cose più belle che mi abbia mai detto e per di più è stato anche piuttosto convincente: non dimagrire, mi piaci molto di più così che prima! (questa è la traduzione… non si può per pudore e privacy riportare la frase reale!)
A dieta mi ci metto lo stesso, perché ho deciso che voglio star bene e devo farlo per me stessa, per il mio benessere psicofisico. Devo solo trovare un modo equilibrato ma che non mi faccia morire di fame! :)

Tra fango e neve...

Magnolia (Negrita)
Lentamente scivola la tua mano su di te
Quel tanto che basta per trasformare ogni carezza in un gemito
Ti guardo accaldata contorcerti tra le lenzuola umide
Golosa ed implacabile
Forza, fammi male fin che vuoi
Lo sai

Pioggia io sarò per toglierti la sete
E sole salirò per asciugarti bene
Vento arriverò per poterti accarezzare
Ma se vuoi, se tu vuoi,
Tra fango e neve, fango e neve impazzirò

Ti ammiro per come ti approcci a questi anni mutevoli
Mi piace quel tuo senso pratico
La tua forza e l’ironia
I cieli neri intorno a noi sono soltanto nuvole
Che dolcemente soffi via
E niente può far male più
Lo sai

Pioggia io sarò per toglierti la sete
E sole salirò per asciugarti bene
Vento arriverò per poterti accarezzare
Ma se vuoi, se tu vuoi,
Tra fango e neve, fango e neve impazzirò
Viareggio...
Finché pioggia diverrò per toglierti la sete
Sole io sarò per asciugarti bene
Vento arriverò per poterti accarezzare
Ma se vuoi, se tu vuoi,
Tra fango e neve impazzirò

Vieni con me vieni con me…

Fino alla fine fino alla fine del mondo...

mercoledì, settembre 14, 2005

Caccia alle Streghe!

Medium, chiarudente, ciarlatana…
Mi domando perché quando si scopre il diverso dalla norma la paura fa diventare diffidenti al punto da sbattere addosso ad una persona i peggiori aggettivi. Nemmeno il beneficio del dubbio.
Paura paura, via via, brucia la strega, bruciala!
La cronaca di questi giorni ci parla di un’infermiera che ha ricevuto il dono dopo due stati di coma e un tumore.
Sente le voci, parla con le anime.
Ha ridato la pace ai genitori di una ragazza scomparsa tre anni fa, dando indicazioni del luogo dove si trovava: a 122 metri sul fondo del Lago di Como. E’ stata creduta da dei sommozzatori volontari che hanno individuato l’auto e recuperata dal nucleo dei Carabinieri. Questo è quanto. L’ha trovata. Spiegatemi come ha fatto e datemi le prove se volete sostenere che non è quel che dice di essere.

venerdì, settembre 09, 2005

Joe Temerario

IMGP3350

Ha aperto il concerto con Una città per cantare. Fra le mie preferite, fra le altre ha cantato Sei volata via, Cambio stagione per finire con la meravigliosa Non abbiam bisogno di parole.
A mio avviso è un ottimo artista anche se come intrattenitore lascia un po’ a desiderare. Non è un animale da palcoscenico come il mio Claudione insomma… ma non ha tradito le mie aspettative, è stata una serata piacevole, nonostante la pioggia che ininterrottamente è venuta giù per tutta la durata del concerto (appena un’ora e mezza – forse ridotto a causa delle pessime condizioni del tempo!)
Ci vuol altro che la pioggia per impedirmi di assistere ad un concerto! Ad un concerto di un cantante che mi piace! Purtroppo, anche se molto vicini, non siamo riusciti a vedere un gran che… fra gli ombrelli! E quindi non abbiamo potuto far altro che ascoltare e guardare ciò che ci circondava… Ron parla degli occhi, degli sguardi e degli specchi dell’anima… parla molto spesso di occhi nelle sue canzoni.
Ho visto con tenerezza un padre che stringeva un figlio sotto l’ombrello e cantava mestamente una canzone poco conosciuta; ho visto una signora sulla sessantina agghindata a festa, con i sandali coi tacchi e gli strass in una pozzanghera e lo sguardo perso e umido d’emozione; ho visto gente frustrata e violenta che litigava per futili motivi di ombrelli e spazi non rispettati; ho visto una giovane donna seduta sotto il palco in mezzo all’acqua che ascoltava in religioso ed immobile silenzio.

Altro che Baglioni! E' lui il vero mito della canzone italiana!

Anche Nino D’Angelo a Mèlito quest’estate ha adempiuto egregiamente al suo compito: farci morire dal ridere! “Viva l’ammòre!” – siamo riusciti ad ascoltare solo due canzoni però… poi siamo andati a cercare una pizzeria, un ristorante, un chiosco qualsiasi per mettere sotto i denti qualcosa – e siamo finiti per mangiare una brioche con gelato – con grande disappunto di Corrado! :) Perché Nino si esibiva alla sagra del pesce… ma il pesce non c’era. Misteri del Sud!

mercoledì, settembre 07, 2005

Viaggiatore sulla coda del tempo

Mi ero quasi arreso all'idea che questa vigilia non avrebbe avuto fine. Sera dopo sera, sarei sceso a lucidare il mio sogno, quasi fosse davvero il momento di partire, ma non sarei partito mai. Prigioniero di una veglia senza tempo, in bilico tra il sospetto che esista davvero qualcosa da inseguire e l'incapacità di tagliare i fili e lasciarmi alle spalle tutto ciò che alle spalle sarebbe rimasto. E invece, no. Accade così. All'improvviso. Il punto esclamativo che ci fa da bussola piega la schiena e diventa interrogativo. Resta lì, immobile, affacciato alla finestra della coscienza, con il sorriso di chi attende una risposta. Possiamo voltarci dall'altra parte, fingere di ignorarlo, ascoltarlo o meno, ma non possiamo ricacciarlo là da dove è venuto. Mi ha preso in contropiede, in un'ora di quelle che abitano la terra di nessuno, che divide la notte dal giorno e mi ha costretto ad aprire la carta geografica dell'esistenza, seguire con il dito le strade percorse e indagare le ragioni che, ad ogni bivio, mi hanno spinto a prendere quella e non un'altra discrezione. Non fosse stato per quel palloncino che, dietro la finestra, saliva a cercare il tetto della notte, non avrei mai trovato la forza di andare. C'era un'energia sconosciuta in quell'immagine: il richiamo irresistibile di stagioni lontane. Ha attraversato la pelle della memoria come una rasoiata, scaraventandomi nel cuore del bambino che sono stato e ricordandomi che per quello sguardo - l'unico capace di verità e stupore insieme - ho sempre provato nostalgia. Nostalgia di una stagione nella quale riuscivamo a prendere tutto anche dal niente, il cui richiamo sale ancora più forte adesso, in questo presente nel quale riusciamo a non prendere niente nemmeno dal tutto. Sono uscito che lei Domani dormiva ancora, incapace di spiegarle che avevo bisogno di strapparmi di dosso una realtà nella quale l'evidenza soffoca e inganna. Un arrivederci, non un addio. Sarei tornato, trovata la terra di utopia, dove le cose sono come dovrebbero essere: un mondo a forma di lei. Viaggiare per viaggiare, senza barattare il viaggio con la meta, ne preoccuparmi del fatto di non sapere bene dove andare. Meno si sa, più si va lontano, pensavo. Legando un'ancora e un aquilone, ho tracciato la rotta. Un viaggio verticale, a cercare il cielo al di là del sole e la terra sotto il mare, attraversando questo abisso di luci e suoni a riempirmi gli occhi di meraviglie, come se ogni secondo fosse l'ultimo, dentro il dolore amaro del non poter versare quell'abisso anche nel suo cuore. Volevo raggiungere il tempo e fissarlo, almeno un istante, negli occhi, per capire cos'è questa cosa che abbiamo creato e che, a un certo punto, ci sfugge di mano, ci rende schiavi e ci uccide. Ma, di fronte a questa notte senza fondo, ho capito che fissare il tempo negli occhi non si può. Se siamo fortunati, riusciamo appena a scorgerne la coda. Ma è bugiarda come l'orizzonte: più ti avvicini, più si allontana. Il futuro è così, inganna da lontano e il tempo si traveste da spazio. Per smascherarlo ho costruito questo oggetto strano. L'orologio che divide con me questa stanza. L'unico che mi permette di misurare I illusione che non sia più la musica ad andare a tempo, ma il tempo che va a musica. Sarei potuto arrivare ovunque, ma non sarei mai riuscito a sbarcare da me stesso. I ricordi sono zavorra che pesa della quale, però, non ci si può liberare. Se li lasci cadere, hai l'impressione di salire in alto, ma, in realtà, è un altro quello che vola al tuo posto. Mi sono chiesto tante volte se ci fosse qualcuno all'ascolto. Se, da qualche parte, due occhi scrutassero questo lato della notte, se un dito indicasse nella mia direzione o un orecchio percepisse un suono, un segnale, un respiro lontano e indistinto come la voce del mare per chi si avvicina ad una conchiglia. Ma niente. Sono domande destinate a vagare senza risposta. Eppure non ho mai smesso di trasmettere. Né mi arrendo all'idea che tornerà un tempo nel quale riscopriremo il bisogno e il gusto di incontrarsi. Mentre guardo le foto e lascio scorrere le immagini che ho di lei, mi rendo conto che non è solo il ricordo che invecchia. Questo profilo che quasi fatico a riconoscere non è l'effetto della distanza o di una memoria che perde definizione e si mangia i dettagli. Domani invecchia, invecchia davvero. Lo so, lo sento ed evidentemente lo sentono anche queste immagini che cambiano, giorno dopo giorno, tra le mie mani. E' come se lei mi volesse dire qualcosa. Volesse farmi capire che in questa asimmetria temporale, in questa deriva di anime che si allontanano, siamo destinati a diventare le sponde opposte di un oceano che non potremo mai più attraversare. Ascolto queste parole vorticare dentro di me e mi chiedo chi sarà la Domani che incontrerò, se mai mi capiterà di incontrarla. Qui, in questa immensa scatola di vetro che fa soffocare, in questo labirinto infinito, in questa continua partenza senza arrivo, mi rendo conto che Domani diventerà sempre più ieri e che non so più dove sia, ne che nome abbia il tempo nel quale poterla raggiungere per essere ancora insieme. Legando il palloncino, mi sono illuso di poter imprigionare il sogno senza pensare che il sogno nasce libero ed è lui che sceglie noi. Possiamo farci tela per i suoi pennelli, ma non ci è dato dipingere; possiamo lasciarlo atterrare, ma non possiamo tracciare la rotta. Deve essere libero di migrare e portare scompiglio in altri cuori e altre coscienze, solo così corriamo il rischio di incontrarlo ancora e ritrovare il desiderio di partire. Così credo di aver sciolto il nodo e lasciato che volasse via. E, mentre lo guardo salire verso il tetto della notte, mi piace pensare che possa passare anche davanti alla tua finestra a consegnarti questi pensieri disordinati e la voglia di seguirne la scia. Chissà, forse, allora riusciremo a incontrarci ancora. Dopo tutto, se anche tu vedi la stessa luna, vuol dire che non siamo poi così lontani.
Claudio Baglioni

Il viaggio come metafora della vita

"Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al Cammino. E' il Cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo."

Paulo Coelho – Il Cammino di Santiago

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"… fa che il viaggio di un uomo non sia la bugia di una meta ma la verità della strada più lunga e segreta…"

Claudio Baglioni – Per Incanto

martedì, settembre 06, 2005

Sì, viaggiare...

Distrutta, sfinita, a pezzi! Ci siamo fatti il totale di circa 5.000 Km in treno in 4 settimane! Basta, mi dondola tutto! Mi sento la testa vuota come quando sono sbronza, solo che non sono sbronza!
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Ho deciso. A casa! Almeno il prossimo fine settimana sto a casa. Mi trasferisco da Corrado, da venerdì sera a lunedì mattina!
Magari, eh?! Non ci crede nessuno che non mi verrà in mente di andare da qualche parte! Mh… ad esser sinceri, nemmeno io! :)

Viaggiare. A volte mi domando se è una passione o un’ossessione. Sono curiosa di vedere cose nuove, assaporare sensazioni sconosciute, catturare scorci di vita, sperimentare angoli con visuali diverse. Ogni viaggio, che porti più o meno lontano, per molto o poco tempo, ti lascia sempre qualcosa ed ha sempre un perché. Ti porta sempre delle risposte, allarga gli orizzonti e a volte sfrangia i dettagli inutili ovvero chiude a cerchio delle linee che non hanno più strada, esplodendo come una bolla di sapone. E come l’acqua e sapone che torna ad esser acqua e sapone, le emozioni ritornano ad essere semplici emozioni pronte ad esser investite e rivestite di nuove spinte verso nuove vie. Energia che torna allo stato originario, pronta a tornare in circolo. Mi domando se mai avrò posa e forse mi spaventa e spaventa chi mi circonda ma poi mi guardo allo specchio e vedo che io sono questa, mai uguale, sempre diversa, in continua evoluzione e proprio per questo sempre la stessa. E proprio per questo mi ama chi mi ama e mi detesta chi non mi comprende. Viaggiare, si può anche senza muoversi. Col pensiero, con un libro, con una canzone, un ricordo, un odore, un’espressione colta nel volto di un estraneo, di un bambino. Non riesco a fermarmi. Proprio non ci riesco. La notte sogno, sempre molto. Ma stò viaggiando o forse fuggendo?

Fuggire dalla mediocrità, dalle gabbie e dagli schemi, alla ricerca dell’essenza delle cose, della purezza delle emozioni e dei sentimenti. Alla ricerca di luoghi magici e rigeneranti. Senza mai fermarsi per non dare il tempo agli schemi chi chiudersi intorno. Come passare una cimosa sulla lavagna e scrivere di nuovo e cancellare ancora impegnandosi a dimenticare di saper scrivere.
Alla ricerca di un equilibrio. Credo fortemente che per vivere non si debba ne’ isolarsi all’interno di una nicchia di simili e quindi preservarsi all’interno di una élite ne’ arrendersi agli schemi sociali e cedere all’ipocrisia della vita che rincorre l’apparire. Nessuna delle due cose ti arricchisce ne’ ti preserva dall’infelicità. La sfida è vivere con i propri valori, in continua ricerca di sé stessi, sfruttando l’onda provocata dal dolore della convivenza col mondo contingente per cercare di tirarsi sempre sopra il pelo dell’acqua. E’ faticoso ma questa è la vita. A volte piove anche in mare e sembra poca la differenza fra stare sotto o stare sopra. Ma prova a respirare, sotto! L’anima è aria, respiro divino. Pneuma. L’anima soffoca se manca la libertà di respirare.
Viaggiare sì, ma anche saper fermarsi e trovare il coraggio di ripartire. Riuscire a sentire il momento giusto per ogni cosa e questo speciale senso si atrofizza vivendo in modo arrendevole.