domenica, gennaio 22, 2006

Se fair plaisir

Un'espressione francese che significa coccolarsi, prendere del tempo per se stessi, concedersi del lusso extra. Mai cosa mi è stata più facile da apprendere dal popolo d'oltralpe. Ogni tanto, a metà di un freddo pomeriggio di shopping, di una passeggiata in centro, per un incontro di lavoro, perchè no?
Una sosta in un lussuoso caffé ben frequentato, denso di profumi, camerieri vestiti in modo ricercato, porcellana ed argenterie e fiori freschi.

sabato, gennaio 14, 2006

Ricordi preziosi

Beh, una fan iscritta al fan club non può non avere un autografo del proprio mito! Questo è un cimelio, bottino di guerra del 18 agosto 2001, Sporting Club Salle des Etoiles Montecarlo, tour Per Incanto.
Dopo la cena nella suntuosa Salle des Etoiles dello Sporting Club di Montecarlo (costatami mezzo milione per due persone, bevande escluse) - tutto deliziosamente in grandi piatti di fine porcellana e in minuscole quantità - il nostro amatissimo Claudio si esibì per circa un'ora al pianoforte - la scaletta composta di grandi successi - appositamente studiata per i ricchi habitués dell'ambiente monegasco, che forse conoscevano a malapena due o tre di quelle canzoni... ma vuoi mettere? Noi andiamo a mangiare la pizza al Geode con musica dal vivo e a cantare c'è la mia ex collega della TF e poi c'è il Karaoke... loro vanno allo Sporting Club e suona Baglioni! Io però questa serata me la sono concessa come un lusso perchè me la meritavo. Avevo i capelli rossi e corti all'epoca, quella sera indossavo uno stratosferico vestito lungo e verde di Cavalli, scarpe e pochette argento... facevo la mia porca figura, insomma. Una soffiata del personale ci avverte che Claudio sta per uscire dal retro e io, decisa a conquistare il mio primo autografo, considerando che non saremmo stati in molti ad assediarlo mi sono precipitata dove indicato - lasciando la macchina fotografica sul tavolo - porca la miseriaccia zozza! - infatti eravamo in pochi. Io mi ero portata l'ultimo uscito- Acustico - ottima la copertina in cartoncino, per il mio scopo. Ero proprio li, a 3 metri dalla sua macchina che l'attendeva con gli sportelli aperti, transennata. Esce fiondandosi verso l'auto, io lo chiamo mostrandogli il cd, lui si ferma e mi sorride e si dirige verso me. Gli porgo il cd e la penna, lui prende il tutto, poi confabula con il tizio che credo fosse Tognetti che gli porge un pennarello, Claudio mi restituisce la penna e poi... gli cade il cd di mano!!! Io terrorizzata - temendo che sarebbe passato oltre - grido: NOOO!!! E lui, con un sorriso conciliante: Non si preoccupi signora, adesso glielo recuperiamo! E si china per raccoglierlo. Marione (la sua guardia del corpo) lo blocca e si piega lui a raccoglierlo: e di che aveva paura, che gli tirassi una ginocchiata sul naso? Al mio Claudiuccio bello? Sei mica matto!
Poi mi domanda come mi chiamo e dopo che ha iniziato a scrivere mi sorge lo scrupolo "T'immagini avere l'autografo di Claudio e mi scrive male il nome??? Orrore, delusione, sconfitta!!!" - Ehem, Claudio?... Helga si scrive con l'acca eh? - Si, si...
E infatti, come si può vedere ha corretto... con un sorriso. Quando mi ha restituito il cd non ho potuto fare a meno di sfiorargli la mano. Ha dei polpastrelli teneri teneri! :)

giovedì, gennaio 12, 2006

Corra'... fa freddo!

Beh… dopo le ultime divagazioni… che si ritorna o no a parlare d’amore?
Ieri sera per la prima volta in un anno e mezzo ho detto NO al mio ragazzo. Eh si… è arrivato anche quel momento: avevamo deciso di vederci e che sarei stata io a muovermi, dato che lui era venuto da me la sera prima (abitiamo a 50 km di distanza – che pare nulla – a quello che aspetta comodamente seduto davanti ad un Mac!)
Inciso: da quando abbiamo iniziato a frequentarci lui è venuto da me la prima volta il 10 giugno 2004, dopodiché io sono andata da lui 17 volte e lui è tornato da me il 1 novembre 2004! Poi io altre 13 volte da lui e lui è tornato da me il 7 gennaio 2005 per partire insieme per Parigi. Beh… da questo si evince che gli incontri – dopo circa 5 faticosissimi mesi di pazienza – si sono intensificati e che… ho tenuto il conto! Beh, facile con un calendarietto da scrivania, niente di eccezionale… ma utile per rendersi conto del ciclo maschile!
Da gennaio a settembre ho tenuto una media di due viaggi per settimana contro il suo viaggio ogni due settimane… tutto questo solo perché il buon Corrado viveva da solo e quindi potevo restare a dormire da lui e ripartire la mattina, mentre quando viene lui, deve ripartire la sera stessa per poi miseramente addormentarsi all’uscita dell’autostrada nel parcheggio dei camionisti! Adesso facciamo circa fifty fifty ma il mio obiettivo finale è quello di trapiantarlo in zona e possibilmente di viverci insieme! Lui dice che praticamente adesso mi ha raggiunto in quanto a chilometri… possiamo fare due conti? Facciamoli!
Approssimativamente io sono andata su e giù 125 volte minimo!!!! che tradotto in chilometri sono 6.250!!! Lui è venuto da me 45 volte al massimo! 2.250 km!!! Non ci provare a replicare che sono certa di essermi fatta degli sconti e di averti regalato! In ogni caso la differenza è schiacciante: 4.000 km… Strano il termine di valutazione quando si sta da una parte o dall’altra, eh? E adesso? Sono stanca. Ieri per la prima volta ho sentito la stanchezza della distanza, per la prima volta più forte della voglia di vedersi. E’ inverno e fa freddo e certamente il ripresentarsi degli attacchi di panico alla guida, le due ultime volte che ho scollinato il Serravalle non mi hanno aiutato nella decisione. E lui mi dice che è contento… è contento che non mi sono forzata a fare qualcosa che non mi andava e mi sono sentita libera di dirlo. E’ strano il mio uomo. Io non mi forzo mai a fare qualcosa che non mi va, non è proprio nella mia natura. Quindi fino ad oggi mi è sempre andato. E adesso? E adesso mi sono rotta le palle di fare su e giù col trolley in mano! E’ l’ora che tu mi sposi!!!! Muoviti, datti da fare e troviamoci un buco dove appoggiare lo spazzolino da denti senza spostarlo da lì se non per andare in ferie!!! Santa Cleopatra!

mercoledì, gennaio 11, 2006

Fase della Madre

Ieri sera, leggendo e riflettendo (sarà poi questa la causa dei secoli che mi ci vogliono per leggere un libro? sarà perché leggo spesso libri piuttosto impegnativi? sarà perché se ci metto tre giorni mi pare di averlo scorso superficialmente e prima o poi lo rileggo e a volte è talmente interessante che non è mai abbastanza e me lo rileggo ancora?) – insomma – dicevo – riflettendo su concetti che mi parevano già piuttosto chiari mi sono resa conto di aver fatto un ulteriore passo in là… come quando sei dall’oculista e ti mette una lente in quell’aggeggio infernale che ti appoggia sugli occhi e di colpo ci vedi e pensi: eccola la vista perfetta! Poi l’oculista, te ne mette un’altra sopra e ci vedi ancora meglio…
Più cerchiamo di contrastare la Natura e più la Natura trova la strada di manifestarsi ugualmente, e più intensifichiamo il nostro sforzo per tenerla a bada tanto più Lei si riprende i suoi spazi con violenza. Arrogante piccolo ospite Uomo. Ma questo concetto è quasi banale, inflazionato spero ormai almeno un po’ metabolizzato dalla Società nuova.
Nel piccolo della nostra quotidianità, non ostacolare la Natura significa accettare se stessi. In particolare, la donna. La nostra evoluzione, il nostro percorso è naturalmente diverso da quello dell’uomo. Noi siamo cicliche ed il nostro ciclo è talmente veloce che ci stordisce e non ci capiamo più niente. Come quando giriamo velocemente su noi stessi e perdiamo l’equilibrio.
Accettando ed osservando la nostra ciclicità possiamo diventarne padrone e sfruttare le prerogative di ogni nostro momento. Al contrario, allontanandoci dalla nostra natura, rifiutandola o peggio ancora, cercando di modificarla per farla assomigliare ad un modello preformato, otterremo solo la ribellione della Natura e le sue manifestazioni violente. La forza della Natura viene comunque fuori, se le lasci fare il suo corso naturale, la impari a conoscere e l’assecondi ne puoi trarre beneficio, ci puoi convivere in armonia e ancora di più, può diventare una fedele compagna, accettandola come tua anima. Non conosciamo più la nostra Terra – mio padre è nato contadino, riesce ancora a sapere che tempo farà domani, perché riconosce il vento, ne sente ad istinto la carica, l’umidità, la provenienza, l’intensità, riconosce le nuvole, l’inclinazione della luce, segue la luna e i suoi cicli. Magari non ti sa dire con esattezza che tempo farà fra 3 giorni oppure fuori dal raggio di qualche decina di chilometri, ma sa ancora ascoltare la Natura.

E noi? I nostri figli (che forse un giorno avremo)? Noi donne abbiamo la Natura dentro di noi. Sappiamo ascoltarla? In che momento del tuo ciclo sei? Sai cosa sta avvenendo dentro il tuo corpo in questo preciso istante? Ok… informati sui libri di medicina, ma ogni donna, ogni ciclo è differente: lo sai che se ti osservassi sapresti esattamente cosa sta succedendo dentro il tuo corpo? Che relazione ha il tuo ciclo mestruale con quello lunare? E con il tuo umore? Con la tua creatività, con la tua forza fisica? E’ un enorme sollievo non solo farsi raccontare, ma capire, osservare e constatare che dopo la fase in cui sei intollerante e aggressiva arriva quella in cui sei affettuosa, sensibile e creativa.
Esempi? Riservati di affrontare durante il periodo pre-mestruale qualcuno con il quale hai deciso di chiudere una situazione: in questo periodo sei probabilmente (ma questo devi scoprirlo tu) più decisa, meno facile da manipolare e quindi da far demordere… ma (sempre probabilmente) sei anche piuttosto intollerante e categorica e quindi sarebbe bene non prendere decisioni quando hai questa disposizione d’animo. Le decisioni vanno prese quando sei serena: durante il periodo dell’ovulazione ad esempio. Appena subito dopo le mestruazioni invece ti vengono un sacco di idee, appuntatele e prendile in considerazione, vagliale e mettile in pratica nelle due settimane successive. I tempi non sono statici, sta a te sentire quando sei in questo o il quel momento!

domenica, gennaio 08, 2006

Te Faruru

Sabato mattina ci siamo svegliati presto e siamo partiti per Brescia. Un totale di sette ore di viaggio e di un'autostrada orribile quale può essere solo la Cisa per due ore e mezza di pura arte e colore nuovo.
Adoro gli impressionisti e soprattutto Gauguin e Van Gogh ed erano insieme rappresentati in un unica mostra. Non so cos'è in particolare che riesce ad attivare fino alla commozione il mio quarto chakra in quelle pennellate... forse nessuno come loro, ma anche come Monet, Cezanne, Degas, Renoir, è mai riuscito a intrappolare la particolare luce che esiste solo a Parigi. Ne sono certa. E' una città magica.
Solo a Parigi c'è quella luce, quell'atmosfera che ti incanta, ubriaca, ipnotizza... di cui non riuscirai mai più a fare a meno. Alcune di queste tele le avevamo già viste al Musée d'Orsay in occasione del nostro primo viaggio insieme. Partimmo esattamente un anno fa, l'8 gennaio - consapevoli che questo viaggio avrebbe rappresentato il punto di svolta nella nostra relazione. E chi lo sospettava che avessimo così tante affinità?

lunedì, gennaio 02, 2006

Costruire

Non ho mai ritenuto Niccolò Fabi un genio, non è mai stato fra i miei artisti preferiti, ma devo dire che con questo brano mi ha sorpresa e commossa. Gli invidio sinceramente questa poesia, l’avrei voluta scrivere io.

Chiudi gli occhi
immagina una gioia
molto probabilmente penseresti a una partenza
ah si vivesse solo di inizi
di eccitazioni da prima volta
quando tutto ti sorprende e
nulla ti appartiene ancora
penseresti all'odore di un libro nuovo
a quello di vernice fresca
a un regalo da scartare
al giorno prima della festa
al 21 marzo al primo abbraccio
a una matita intera la primavera
alla paura del debutto
al tremore dell'esordio
ma tra la partenza e il traguardo
nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è potere e sapere
rinunciare alla perfezione
ma il finale è di certo più teatrale
così di ogni storia ricordi solo
la sua conclusione
così come l'ultimo bicchiere l'ultima visione
un tramonto solitario l'inchino e
poi il sipario
tra l'attesa e il suo compimento
tra il primo tema e il testamento
nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione
ti stringo le mani
rimani qui
cadrà la neve
a breve


Vorrei ancora avere l’ingenuità per potermi godere senza pregiudizi e senza l’inibizione dello slancio che la ragione impone ad ogni inizio, ogni prima volta che ancora la vita continua a regalarmi.
Ho notato che molta gente invece vive in modo diverso e forse più terribile le fasi della vita. Nel senso che non le vivono affatto, perché si fermano al gusto inebriante degli inizi, carichi di promesse ed aspettative e non riescono mai ad andare oltre. Per non rischiare delusioni e rifiuti vivono costantemente in bilico fra l’inizio e la fine, senza mai vivere tutto il resto. Senza mai prendere un vero impegno, la responsabilità di un fallimento. Forse è la mia fretta di scendere sul campo di battaglia che mi impedisce di godermi appieno gli inizi… ma li trovo ormai così fasulli e banali. Una tappa obbligata… non si può cominciare dal fondo! Infondo sono milioni i nuovi inizi, ma poche decine quelli veri, perché se non c’è un seguito, sono il principio di nulla, sono pochi e preziosi quelli che davvero ricordi. Se ripenso a quante relazioni, quante amicizie, quante imprese iniziate con entusiasmo si sono arenate ben presto e ben presto mi son sentita stupida per aver dato un po’ di me, prezioso, a qualcosa di sconosciuto e diverso da quel che vedevo o avevo bisogno di vedere.
Ma non sono quelli i momenti che mi fanno desiderare di avere ancora questa capacità. E’ l’odore della vernice nelle case affittate al mare appena ci entravi da bambina, l’odore dei libri di scuola e delle matite nuove. Il profumo dei campi e la sensazione del tempo immobile, quando si giocava assorti, il primo sole della primavera dietro la finestra, il lettone della mamma. La sensazione di meraviglia delle prime frasi che riuscivi a leggere e a coglierne il senso. Il quaderno nuovo. La prima volta che qualcuno ti ascolta e ti segue. L’orgoglio che ti gonfia il petto al primo brava. La curiosità e la paura del primo bacio. La gioia della partenza per le vacanze, la sabbia fredda sui piedi la mattina presto con le orme degli uccellini. L’arcobaleno e le nuvole a forma d’Inghilterra, le pozzanghere variopinte e la prima volta che guardi davvero dentro gli occhi di qualcun altro. Il freddo dell’alba alle partenze per le gite con l’autobus e il pranzo al sacco nella stagnola e la spremuta nella bottiglietta chiusa con il tappino. La prima volta che guardando il cielo stellato di notte hai la sensazione di essere davvero piccola rispetto all’universo. E la gioia di non essere sola. Sentirsi al sicuro. L’illusione che durerà per sempre. Le prime chiavi di casa, le chiavi della tua prima casa.
Ma non baratterei l’ingenuità con il cammino. L’ingenuità con la consapevolezza. Proprio perché le stagioni della vita si susseguono naturalmente. Dopo la primavera, l’estate. Oggi vivo l’estate.
La primavera è il seme con le sue promesse e i suoi progetti. L’estate è lo sviluppo e la messa in pratica di quei progetti. Il fiore apre i suoi petali al Sole. La creazione di nuovi semi e nuove promesse. Le fondamenta del castello sono pronte. Non resta che costruire il castello, con i suoi ponti levatoi e le sue torri.
Costruire.
In alcuni, centralissimi momenti riesco a godermi la sensazione che, comunque vada ogni qualsiasi cosa ho l’illusoria certezza di esserci per me stessa, di essere in grado di cavarmela, di porre rimedio, di essere il luogo sicuro per me stessa.
Ho spaccato il vaso, con coraggio, lo riconosco, ed ho lasciato che le mie radici crescessero nella terra ed ho abbattuto, o almeno credo, il tutore che teneva dritto il mio fusto. Ma non per questo rinuncio ad amare, a dare con generosità sincera e a ricevere con gioia, senza sensi di colpa, ricatti emotivi, schemi sociali. O per lo meno consapevole della loro esistenza e decisa a lavorarci. Lavorare senza isolarsi, senza lasciarsi trasformare.
Al centro di me stessa, quando egocentrismo non significa narcisismo ma coscienza di sé, proiettata in avanti, quando avanti significa movimento e non stagnazione, perché il futuro non esiste. Ho la certezza che non esistono certezze tranne che i propri valori e l’amore di cui siamo intrisi. Ho imparato e vorrei imparare a perdonare l’imperfezione, azione ben diversa e meno facile dall’intransigenza orgogliosa e stupida della prima giovinezza o dalla codarda e passiva cecità che la società ufficiale ti rivende come maturità.
Voglio una casa che sia la culla, il nucleo, la luce, il calore, la protezione e il nutrimento, il riposo e il lavoro, il luogo di partenza e quello di arrivo ma anche di accoglienza. Di verità, di serenità, di lucidità e consapevolezza. Di tanto tanto amore, gioco, contatto, fiducia e rispetto. Di entusiasmo ed ottimismo. Di creatività, di cultura, di esplorazione della vita.