venerdì, giugno 30, 2006

Italia Ukraina 1-0

Dai tesoro che stasera si va a cena dalla mia mamma a guardare la partita e finalmente sarai coccolato a tavola!
Ieri sera comunque, il povero Corrado… è stato a cena fuori con gli ex compagni di scuola (fanno ancora le cene! e con i professori! vabbè… si son diplomati mica tanti anni fa, loro… io 15, ommamma…) e quindi avrà mangiato, finalmente. Oggi però… a pranzo è tornato a casa, pregustandosi il prosciutto crudo che sapeva in frigo è andato a comprarsi il panino fresco al panificio sulla strada. Era al telefono con me mentre apriva e chiudeva gli sportelli della cucina e stava apparecchiandosi la tavola…
Lui: Perché si, vedi… (mi parlava del lavoro, solite cose…) ... amore, ma dov’è il prosciutto? (tono allarmatissimo)
Io: L’ho mangiato io…
Lui: Ma… ma come?!
Io: Col pane, amore…
Lui: Ma… ma quando!?
Io: Ierisera amore, quando tu sei andato a cena fuori…
Lui: E io col che lo mangio il panino…
Io: C’è la mortadella confezionata preaffettata…
Lui: Ma che schifo c’è anche la brina dentro!
Io: Ma no… è buonissima! Sennò c’è il tonno...
Lui: Ma io voglio il prosciutto.
Io: Amore, rassegnati… l’ho mangiato io. Buono!
Lui: Ma il macello qui accanto sarà chiuso.
Io: Son l’una e mezza… fai te!
Lui: Mi ci vorrebbe la maionese… col tonno.
Io: C’è… l’ho aperta giusto ieri sera…
Lui: Pure!
Io: Si, ed ho anche mangiato l’ultimo gelato!
(rido diabolicamente con le lacrime che mi scendono a goccioloni!)
Lui: NO! Il gelato no. Non è vero, mi prendi in giro, fammi vedere… (cigolio dello sportello del congelatore)… stronza!
Io: Amore, ma te hai mangiato l’antipasto misto toscano ieri sera, gli gnocchi alla polpa di granchio, le penne alla boscaiola e gli spaghetti allo scoglio e la panna cotta ai frutti di bosco… eh!

giovedì, giugno 29, 2006

Fase dell'Incantatrice

Fa’ caldo. Tanto caldo. Da quattro giorni, si soffoca. Giorno e notte. Le zanzare, maledette. Mi sento gonfia, da ieri mi fa male la pancia. Proprio all’altezza della cicatrice dell’appendicectomia. Mi fa male sempre, soprattutto quando mi alzo e quando mi siedo. Il ventilatore, timido palliativo la notte, mi lascia incriccata. L’aria condizionata in auto ed in ufficio alla lunga mi fanno venire il mal di testa. Ed inoltre è iniziato il conto alla rovescia fatidico di ogni fine mese. Quindi a tutto questo devo aggiungere la sindrome premestruale. Un po’ nervosa si… ma a questo giro m’è presa diversa: mi rendo conto che cucino per dispetto. Sarà possibile che sia del tutto casuale che da due giorni esagero con il sale e col peperoncino? Apparentemente si, ma siccome sono certa che la casualità ha sempre una finalità ben precisa… e siccome Corrado non ama molto il peperoncino (è delicato, gli vengono le labbra a canotto!) chissà che non voglia inconsciamente essere criticata!?
Ieri sera, io sulla soglia di casa sul retro, Corrado nella piccola corte, lavando la moto:
Io: Amore, che vuoi per cena?
Lui: La pasta! (tono entusiasta)
Io: La pasta? (tono deluso)
Lui: Eh, mi chiedi cosa voglio… la pasta! Stasera ho fame, me la merito!
Io: (dubbiosa: se lo merita? e che ha fatto di straordinario… ) Ma… io volevo fare il secondo!
Lui: Beh, fai anche il secondo.
Io: Mh. Vuoi il pesce o le bistecchine di maiale? C’è anche il pollo, ma l’ho fatto anche ieri sera. (Fettine di pollo leggermente infarinate e dorate in padella con abbondante paprika, ndr)
Lui: (tira su la testa preoccupato, senza guardarmi in faccia per non farmi accorgere dell’espressione che ha fatto) No! Il pollo stasera no… l’abbiamo mangiato ieri… pesce!
Io: Allora lo metto a scongelare nel microonde.
Io, scarsa voglia, soprattutto pensando all’enorme quantità di pentole padelle e tegami che mi sarebbero voluti per cucinare mi metto all’opera frugando nella dispensa e nel frigo. Non ho voglia di preparare il sugo per la pasta, la sostanza è quella. C’è il pesto pronto ma a lui il pesto non piace. Un po’ stucchino ma mangiare mangia… manca poco alle tre cifre sulla bilancia ormai. Uffa… ci sono i funghi in frigo, una manciata di rucola… ci sarebbe la pancetta, ma mh, troppo pesante poi…
Io: Amore? Ma il pesce come lo faccio, al pomodoro?
Lui: Si, si va benissimo al pomodoro.
Mi metto all’opera. Un caldo ‘sti fornelli.
Dopo una mezz’oretta si va a tavola.
Io: Acc’… non ho fatto nulla di contorno, però.
Lui: Non fa niente, non ti preoccupare. Tanto nel pesce c’è il pomodoro.
Io: (ma il pomodoro mica è a fette… vabbè, non ne ho voglia) eh si, hai ragione…
Lui si siede, io riempio il suo piatto e glielo metto davanti.
Lui: (sorpreso e deluso)
Ma non è pasta!
Io: Amore è... risotto, ti ho fatto il primo!
Lui: Ah… va bene.
Comincia ad allargarlo sul piatto colla forchetta e ne assaggia un po’. Espressione da Fantozzi con arancino vulcanico.
Io: Amore, brucia… attento!
Lui: (tira su la testa con le lacrime agl’occhi) Amore, c’è il peperoncino
Io: Beh… si forse è un po’ troppo salato e forse il peperoncino… non dovevo proprio mettercelo eh? Sai, stò facendo gli esperimenti… (bugiarda! so cucinare benissimo!) per capire cosa ti piace (non gli piace il peperoncino ho già sperimentato varie volte! lo sopporta, ma in modiche quantità)
Lui: No no va bene… (poco credibile, gli si leggeva la sofferenza in faccia ma da bravo, forchettata dopo forchettata lo mangia tutto)
Io: Ma quanto mi ami?
Lui mi sorride.
Io: Mi devi proprio amare tanto eh?
Lui: Si! (sorride)
Io: Se te l’aveva fatto la tua mamma un piatto così…
Lui: (interrompendomi)… col cavolo!
Questo invece un
dialogo di qualche giorno fa, riportato da lui sul suo blog. Dimostra quanto sia in soggezione nei confronti di questi particolari, pericolosi momenti del ciclo femminile.

mercoledì, giugno 28, 2006

Poropò-poropò-poropoppoppoppopò!

Non sono un’appassionata di calcio ma da sempre dico d’esser romanista… eh già, si. Una toscana romanista. L’ho deciso da bambina, avevo circa 10 anni e cominciavo già a sentirmi una piccola adulta e a comprendere che nella vita vanno fatte alcune scelte importanti. E in Italia si sa, nei dati anagrafici di una persona, oltre alla data di nascita ci sono anche il segno zodiacale con relativo ascendente e la squadra di calcio per cui tifi. Tutta roba definitiva, insomma. Nel periodo in cui maturavo quella scelta – mi ricordo era estate – la ROMA vinse lo scudetto. Mi piaceva la tonalità del rosso delle magliette e Falcao mi pareva uno straniero di carattere, qualcosa di esotico da ammirare, insomma. Però se mi chiedete chi è l’attuale allenatore, chi sono i giocatori… nemmeno lo so. A parte Totti… che stà antipatico a tutti e invece a me piace da morire! Semplice come un bambino. Il mio è un amore e odio per Roma. Per la città di Roma e per i Romani. A me del calcio non me ne frega niente. Però… adoro il Mondiale e pazientemente, da quando me ne sono innamorata, sempre alla tenera età di 10 anni (nell’82!) lo aspetto ogni 4 anni e ogni 4 anni soffro, strillo, urlo, trepido, sudo e salto! Nell’attesa mi faccio anche l’Europeo ma non da la stessa soddisfazione.
Quello che mi piace del Mondiale è l’atmosfera - fermo restando che i calciatori restano pur sempre sostanzialmente dei bifolchi in mutande con uno stipendio sproporzionato ed in balia degli ormoni e di personaggi con ben pochi scrupoli – in quel momento quegli undici ragazzi su un campo verde ci rappresentano tutti, di destra e di sinistra, imprenditori ed operai, uomini e donne, colti ed ignoranti. Lo sport ha questo potere. Le strade sono piene di orgogliose bandiere. Cantiamo tutti l’inno con la pelle d’oca e le lacrime agl’occhi! E allora – con tutto il fiato che ho in gola, e chi mi conosce sa quanto non abbia una connotazione politica – FORZA ITALIA!!! FORZA AZZURRI!!! Questa, lo so, è la volta buona!

lunedì, giugno 26, 2006

Tutti Qui, il Tour!!!

Annunciato oggi il nuovo Tour di Claudio!!!!!!!
Direttamente via mail dal Clab: bla bla bla …
Di seguito le date finora confermate: NOVEMBRE 2006 3 Venerdì Caserta Palamaggio' 6 Lunedì Andria (BA) Pala Andria 9 Giovedì Palermo Palasport 13 Lunedì Acireale (CT) Palasport 16 Giovedì Taranto Palamazzola 20 Lunedì Eboli (SA) Pala Sele 22 Mercoledì Perugia Palaevangelisti 25 Sabato Livorno Pala Algida 27 Lunedì Genova Mazda Palace DICEMBRE 2006 4 Lunedì Verona Palasport 7 Giovedì Bologna Palamalaguti 9 Sabato Treviso Palaverde 12 Martedì Milano Datch Forum 13 Mercoledì Milano Datch Forum 16 Sabato Firenze Mandela Forum 19 Martedì Roma Palalottomatica 20 Mercoledì Roma Palalottomatica ... il tour continua...
Praticamente a Firenze è la stessa data del raduno dell’anno scorso! Mi dispiace per Vale ma non ci sarò nemmeno quest’anno al suo compleanno… Chi mi ama mi segua, non è un raduno ma solo un concerto!
E il 12° raduno allora? Dovrebbe temporalmente posizionarsi fra dopo O’scià e prima dell’inizio del Tour! Oppure poco prima di O’scià come due anni fa? Magari… a metà settembre sarebbe l’ideale! Oh Claudio, quanto mi manchi!!!

venerdì, giugno 23, 2006

La tortura del sonno

Se c’è una cosa che mi manda fuori di testa è essere svegliata di soprassalto. Quando sono un po’ più tesa, ansiosa, tendo ad avere un sonno un po’ più leggero ed agitato e quindi ogni minimo rumore mi risveglia e il mio cuore va in fibrillazione e difficilmente riesco a riprender sonno. In questo modo non riposo bene. Anzi, mi sveglio sempre più nervosa ed irritabile. Adesso poi che è iniziato anche il caldo siamo costretti a tenere le finestre aperte e quindi i rumori si sono amplificati ed anche il caldo fa la sua parte nel disturbarmi. Il risultato è che da due mesi sto subendo la tortura del sonno. Vorrei vedere morte quelle orride inutili bestie dei volpini della vicina che latrano ed abbaiano per nulla alle ore più disparate, vorrei alle due la notte sentire in lontananza e sempre più vicino un unz – Unz – UNz – UNZ che si schianta alla prima curva contro il muretto del circolo, vorrei sentire il rombo della motocicletta che si spegne sull’asfalto fra le scintille e la pelle consumata… vi sembrano pensieri e desideri normali di una mente serena? Tutto si amplifica. Quando non dormi per uno due giorni, sei stanco. Una settimana, sei a pezzi, due settimane hai bisogno di ferie. Due mesi, hai bisogno di uccidere!
Ieri pomeriggio sono uscita prima dal lavoro per vedere la partita e dopo mi sono addormentata un po’ sul divano. Al risveglio mi sentivo un'altra persona. Stanotte abbiamo chiuso tutte le finestre, come se fosse inverno, ed abbiamo tenuto il ventilatore acceso. Ho riposato male perché faceva caldo, ma per lo meno mi sono svegliata solo due volte! La relatività delle cose. In altri momenti, due volte mi sarebbero sembrate troppe…
Devo trovare una soluzione.
Anche perché, quando vivi con un’altra persona non puoi fare come ti pare. Non ci sono solo le tue di esigenze. Ad esempio, un paio di settimane fa, prima di andare a letto ho chiuso la finestra dello studio, dalla quale la mattina arrivano i rumori dei furgoni che vengono a scaricare dal macellaio accanto e i simpatici trilli degli uccellini che si svegliano. Simpatici la domenica mattina quando fai colazione fuori! Lui, senza rendersi conto che l’avevo chiusa io e del perché, la riapre senza che io me ne accorga. La mattina, puntualmente, uno dei tanti risvegli ad opera dei portatori di ciccia. L’aveva aperta per far circolare l’aria. Che fai, glielo dici?… è giusto, fa caldo. Lo lasci riposare bene, almeno lui.
Il bagno è proprio infondo al corridoio. Perfetta per il ricircolo d’aria, quindi vietato chiudere la porta del bagno. Peccato che dia a nord ed appena fa giorno entra la luce, la finestra ha le persiane ma non gli scuretti e punta dritta sulla nostra faccia. Lui non se ne rende conto, a casa dei suoi dormiva con una semplice tendina anche in piena estate.
E’ vero che quando si vive insieme non si può tener conto solo delle proprie esigenze ma anche di quelle dell’altro. Ma se per rispettare l’altro arrivi alla pazzia, poi rischi di ucciderlo. Ma perché gli uomini, se non provano in prima persona quello che provi tu, non sanno rendersi conto che hai bisogno di qualcosa? Esempio. Sono le sette, una donna sa che il proprio uomo torna alle 8,30 allora si mette a far qualche faccenda in casa, poi prepara la cena in modo che sia pronta alle 8,30 e cena col suo uomo. Un uomo: sono le sette e sa che la donna torna a casa 8,30… fruga nel frigo e nella dispensa, tira fuori Pringles e birra e forse si fa un panino sbriciolando tutto sul divano davanti alla tv… la donna si farà da mangiare da sola quando torna.
Secondo me manca qualcosa nel cervello degli uomini che inibisce la percezione delle esigenze della donna. Quella cosa è invece presente nel cervello della donna. Allora, affinché lui si renda conto che convivenza significa anche collaborazione passiamo alla fase espressiva, cioè manifestiamo le nostre necessità. Niente, non serve a niente. Solo a farci appiccicare l’etichetta addosso di rompicoglioni. Riuscirà sempre ad addurre qualche scusa per giustificare, anzi motivare, anzi legittimare il proprio operato. E inizia la guerra. No! Non è così che si fa con un uomo, ho scoperto! Non serve e sfianca. Bisogna fargli provare le tue stesse esigenze, bisogna aver la forza di comportarsi come loro, ad oltranza finché non capiscono la lezione e si comportano con te come vorrebbero che tu ti comportassi con loro. Le loro mamme hanno messo loro in testa che il pisello è uno scettro che da loro diritto a fare quel che gli pare. La mia suocera serve i figli a tavola come se fossero al ristorante. Ad esempio, suo fratello ma anche la sorellina – lui non si spinge fino a tanto – se hanno finito la pasta e ne rivogliono ancora, prendono il piatto lo porgono alla madre che lo prende, si alza fa il giro dietro al tavolo e rimette la pasta nel piatto dalla pentola sul fornello che è esattamente dietro alla schiena del figlio! Ma siamo matti?!
Vorremmo solo che foste un po’, solo un po’ più sensibili! Così ci evitereste di far diventare le nostre esigenze le vostre esigenze!
Tutto questo per dire che sono stata costretta a tenere sveglio Corrado una notte con la tortura del sonno, così s’è reso conto e ha trovato, o almeno c’ha provato, una soluzione. Ha chiuso tutte le finestre ed ha comprato un bel ventilatore.

giovedì, giugno 22, 2006

Bisogno del sogno

E’ un brutto periodo questo. Non riesco ad essere pessimista per natura e quindi cerco di reagire in qualche modo, ma sono davvero davvero stanca. Non riesco a dormire bene e abbastanza e questo incide in maniera significativa sul mio sistema nervoso. E’ vero che sto affrontando un cambiamento molto importante e i fallimenti passati sono forse li, sulla testa del letto appollaiati come avvoltoi. Il fatto è che mi sento sola ad affrontare tutto questo. Ho un enorme bisogno di controllo su tutto quello che riguarda la mia vita, dalla gestione economica a quella puramente logistica della casa, del tempo e del tempo libero, che non ce n’è. Ho bisogno di riorganizzare tutto e farci rientrare anche le mie vecchie sane abitudini di cura del mio corpo e della mia anima. Ho bisogno di poter non dover pensare anche agli altri, a far loro notare cosa lasciano per strada, gli impegni che si sono presi, far la guerra con l’irresponsabilità. Ho bisogno di poter rilassarmi. Non mi piace aver bisogno di. Non fa bene alla salute fisica e mentale, lo stato di bisogno! Avrei bisogno di una vera vacanza, in solitudine, in un luogo rilassante… ma non ne ho voglia.

mercoledì, giugno 14, 2006

Ci festeggiamo?

Per chi non ha un giorno da festeggiare come anniversario ed ha un grande amore, ogni giorno è buono per celebrare un evento. Ebbene… oggi è il 2° anniversario del nostro primo incontro … ehm… fisico, amore mio. Quindi stasera festeggeremo! Indovina come? :)

Terzo tour de Paris – parte quinta

Martedì 16 maggio, oltre che ad essere il 55° compleanno del mio amato Claudio è anche il penultimo giorno a Parigi. Ci siamo lasciati Montmartre per ultima dato che saremmo stati alloggiati là, gli ultimi giorni. Ci siamo fatti quindi il giretto de la Butte cominciando dalla sterminata scalinata che monta a fianco della téléphérique. Ci siamo concessi un lungo momento di relax seduti sulla scalinata di fronte al Sacre Cœur. La giornata era tersa e luminosa e la città più bella del mondo ai nostri piedi. Un suonatore di fisarmonica prepara la sua postazione al centro della terrazza panoramica e attacca a suonare alcune musiche da colonna sonora. Un cenno interrogativo rivolto altrove ci porta a guardare la panchina alla nostra destra, sulla piccola terrazza a metà scalinata: il tizio risponde al cenno in modo affermativo e continua a dar da mangiare ai piccioni che gli si affollano intorno e addosso, incurante del rischio aviaria. L’amplificazione è buona, inizia il concerto. Un momento perfetto, abbiamo la sensazione che non manchi nulla.
Continuiamo il nostro giretto visitando la bellissima e recente basilica che sembra una torta di panna montata per poi dirigerci verso la graziosa e caratteristica place du Tertre piena di pittori veri e ritrattisti improvvisati, ristorantini, crêperies e boutiques di souvenirs. Tornando un po’ indietro curiosiamo fra i segreti di famosi artisti, scovando i cabarets che frequentavano Apollinaire, Modigliani e Picasso, le case in cui hanno abitato artisti come Manet, Van Gogh, Utrillo. Luoghi modesti, come erano allora questi artisti maledetti e poveri. Luoghi che si ritrovano spesso nei quadri degli impressionisti come il celebre Moulin de la Galette di Monet, oggi un ristorante.
A mezzogiorno ce ne andiamo da Montmartre per immergerci di nuovo dentro Parigi. La consueta visita di cortesia che non manco mai ogni volta che salgo a Parigi, e che non avevo ancora fatto questa volta, alle ex colleghe de La Perla in rue Faubourg St. Honoré. Una piccola famiglia per me, ormai lontana ma molto importante in quel periodo. Ho rivisto con piacere tutti ma soprattutto la Tata Maé, anche se era un po’ fuori forma. Chissà se un giorno verrà a trovarmi in Italia.
Ci siamo fermati in un self service nei pressi de la Madeleine, che ero solita frequentare con la piccola Véro durante la pausa pranzo. Chissà che fine ha fatto, cucciola scapestrata! Tornando verso l’albergo ci siamo fermati al cimetiere de Montmartre dove, tra le altre abbiamo visto la tomba di Emile Zola e di Yolanda Gigliotti in arte Dalida. Questo cimitero monumentale è talmente grande che rappresentava un problema per la viabilità del quartiere e hanno dovuto addirittura costruire un orribile quanto pittoresco cavalcavia che lo attraversa. E’ curioso vedere dei monumenti sepolcrali che fanno capolino dai pilastri di acciaio dipinti di verde. Vagando fra le tombe, ne ho viste molte che originariamente dovevano essere davvero monumentali e bellissime, a testimonianza però non di grande spirito ma di grande disponibilità economica. Altre, forse più modeste e magari anche più antiche erano in condizioni migliori e piene di fiori. Quel che è un luogo comune è apparso li evidente e solido davanti ai miei occhi. Niente di tutto ciò che è materiale può anelare all’eternità! Solo le opere lasciano un segno nel tempo. Il resto è polvere. E’ così che anche la famiglia più facoltosa che lascia un’eredità cospicua a chi dovrà lustrare la sua pietra e riempire i vasi di marmo verrà dimenticata – e che invece la chanteuse dal forte fascino riceve fasci di fiori ogni giorno come un tempo, alla fine dello spettacolo, dentro il proprio camerino.
Dopo un riposino torniamo sulla vetta de la Butte per cenare in place du Tertre, serviti da due improbabili marinaretti molto acchiappaturisti. Passeggiata a caccia di souvenirs per amici e colleghi (quelli per casa li avevamo fatti al supermercato: vino!) e a nanna!

lunedì, giugno 12, 2006

Ci frequentiamo?

Mi sono innamorata. Beh, che c’è di nuovo? Lo sapevamo. E’ vero. Ma oggi lo amo di più di ieri. Non c’è un motivo. E forse è proprio questo il motivo.

venerdì, giugno 09, 2006

Amori in corso

E’ il titolo di una bellissima canzone del mio Claudione ma ho ritenuto fosse il titolo più adatto a questo post…
Fino ad oggi la Posta del Cuore era solo un blog, ma presto diventerà un sito vero e proprio: www.lapostadelcuore.com!
L’unica cosa che mi preoccupa è di riuscire a sentirlo mio… dovrò imparare a fare la webmaster!
Questo è il mio commento di pochi minuti fa al lavoro di Corrado:
“Prevedo che sarà una collaborazione molto complessa, ti sei trovato una cliente atipica: molto esigente e che non paga. Non mi piace per nulla questa pagina di lavori in corso... soprattutto la scrittina in basso mi pare maschile. Solo un uomo avrebbe potuto scrivere così... vorrei che si redirigesse sul mio blog semplicemente cliccando sull'immagine o disegno. Grazie amore! ;)” E questa la sua risposta: ” Ahi Ahi Ahi, si comincia male! ;)”
Adesso devo solo capire cosa farci sopra! Troppe idee, poco tempo…

mercoledì, giugno 07, 2006

Terzo tour de Paris - parte quarta


Parigi, quarto giorno. Lunedì 15 maggio. Oggi si cambia albergo e quindi da Opéra si va a Montmartre. Siccome il martedì il Louvre è chiuso e mercoledì dobbiamo partire è anche l’ultimo giorno utile per visitarlo. E’ anche il giorno migliore il lunedì perché una buona parte della massa dei turisti del fine settimana è tornato a casa. Non ero mai stata al Louvre prima di oggi ed ero molto eccitata, non vedevo l’ora di varcare finalmente quella soglia. Come la spiego l’emozione shockante che mi ha preso alla gola e alla testa? E’ stato come un enorme déjàvue… tutte le immagini viste sui libri fin da quando ero bambina, erano lì in carne ed ossa, una dopo l’altra, in modo incessante e continuo. E’ stato come entrare nella storia in modo consapevole. Gli anni, le persone, tutte le suggestioni del passato erano li, reali che mi gridavano tutti insieme da quelle pietre! Mi sono sentita mancare non appena ho intravisto, entrando nella sala, i colossi della Mesopotamia sulla mia destra. Nello stesso istante la mia attenzione e il mio sguardo è stato attratto dalle statue dell’antica Grecia al piano sottostante. Mi sono sentita avviluppata dentro qualcosa di immenso. Non mi vergogno a dire che non sono riuscita a contenere tutta quell’emozione ed ho iniziato a piangere come una fontana. Poi mi sono lentamente ripresa per scoppiare di nuovo in lacrime di fronte alla Vergine delle Rocce. Non racconto altro perché il Louvre va visto, goduto, gustato in solitudine.
A mezz’ora dalla chiusura ci hanno letteralmente raccolti ed indirizzati verso l’uscita, così come mio padre fa la sera con le galline… in modo più elegante però. Dopo 5 ore dentro il museo siamo tornati in albergo per un breve riposino prima di prepararci per la cena. Solo che senza rendercene nemmeno conto ci siamo addormentati, mezzi vestiti in posizioni improbabili. Ad un certo punto mi sono svegliata un po’ rintontita e ho guardato l’ora sul cellulare. Mezzanotte e mezza!!! Ho costretto Corrado a spogliarsi come si fa coi bambini insonnoliti e ci siamo trascinati sotto le coperte. Una giornata decisamente intensa.

martedì, giugno 06, 2006

Certi giorni

Certi giorni sono come certe notti, sono più importanti di altri anche se sono giorni normali. Oggi non sono andata in ufficio e ci siamo comunque alzati molto presto. Molto più presto degli altri giorni. Siamo andati a Lucca - siamo iscritti là come donatori del sangue - ed erano già passati sei mesi dall'ultima volta. Ho preso anche l'opuscolo informativo per l'iscrizione nel registro donatori di midollo. Non so se ne avrò il coraggio, ma ci rifletterò. Corrado, fra le altre cose, doveva passare a trovare un cliente. Un tipo molto particolare, un artista, uno scultore abbastanza famoso che ha (a ragione) deciso di affidare la creazione del proprio sito e quindi la visibilità nel web del suo personaggio e delle sue opere, alle mani e al genio di Corrado. Non mancherò certo di segnalarvi il link non appena sarà pronto il sito!
Abbiamo passato con lui circa un'oretta, nel suo laboratorio pieno di polvere di marmo, materiali vari, martelli, lime e scarpelli e nel suo immenso studio che assomiglia molto di più ad una galleria d'arte. Si doveva parlare del sito, della struttura da dargli, per cercare di capire che cosa effettivamente lui volesse. Invece abbiamo passato la maggior parte del tempo a parlare dell'ispirazione, delle mostre, di Parigi, dei materiali. Un uomo che trasuda semplicità tanto quanto creatività. La parola non è il suo mezzo ideale di espressione e lo fa egregiamente con la materia. Dice che se sei sincero ed esprimi quello che hai dentro non può che venire fuori qualcosa che tocca l'anima di chi sta davanti alla tua creazione. Che sia in grado di capirla o meno, non importa. Qualsiasi sia l'arte attraverso la quale dai forma al tuo sentire. Se sei te stesso, se ascolti il tuo cuore e il tuo stomaco si vede, si sente.

lunedì, giugno 05, 2006

Nostalgia?

Ho ricevuto questa mail che gira per internet, l'ho trovata molto carina e ve la giro. Non potrete che sorridere se siete più o meno della mia stessa generazione... :
" Lo scopo di questa missiva é quello di rendere giustizia a una generazione, quella di noi nati fine anni 60 e agli inizi degli anni '70 (anno più, anno meno), quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto, e che pagheranno la propria fino ai 50 anni. Noi non abbiamo fatto la Guerra, né abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni di piombo, né abbiamo votato il referendum per l'aborto e la nostra memoria storica comincia coi Mondiali di Italia '90. Per non aver vissuto direttamente il '68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti. Babbo Natale non sempre ci portava ciò che chiedevamo, però ci sentivamo dire, e lo sentiamo ancora, che abbiamo avuto tutto, nonostante quelli che sono venuti dopo di noi sì che hanno avuto tutto, e nessuno glielo dice. Siamo l'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre-stella, e allo stesso tempo i primi ad aver giocato coi videogiochi, ad essere andati ai parchi di divertimento o aver visto i cartoni animati a colori. Abbiamo indossato pantaloni a campana, a sigaretta, a zampa di elefante e con la cucitura storta; la nostra prima tuta è stata blu con bande bianche sulle maniche e le nostre prime scarpe da ginnastica di marca le abbiamo avute dopo i 10 anni. Andavamo a scuola quando il 1 novembre era il giorno dei Santi e non Halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stai gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del 3+2. Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Sentieri e i Visitors, Twin Peaks e Beverly Hills (ti piacquero allora, vai a
rivederli adesso, vedrai che delusione). Abbiamo pianto per Candy-Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Georgie, abbiamo riso con Spank, ballato con Heather Parisi, cantato con Cristina D'Avena e imparato la mitologia greca con Pollon. Siamo una generazione che ha visto Maradona fare campagne contro la droga. Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co. e quelli per cui non gli costa niente licenziarci. Ci ricordano sempre fatti accaduti prima che nascessimo, come se non avessimo vissuto nessun avvenimento storico. Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, e Clinton avere relazioni improprie con la segretaria nella Stanza Ovale; siamo state le più giovani vittime di Cernobyl; quelli della nostra generazione l'hanno fatta la guerra (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.); abbiamo gridato NO NATO, fuori le basi dall'Italia, senza sapere molto bene cosa significasse, per poi capirlo di colpo un 11 di settembre. Abbiamo imparato a programmare un videoregistratore prima di chiunque altro, bbiamo giocato a Pac-Man, odiamo Bill Gates e credevamo che internet sarebbe stato un mondo libero. Siamo la generazione di Bim Bum Bam, di Clementina-e-il-Piccolo-Mugnaio-Bianco e del Drive-in. Siamo la generazione che andò al cinema a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill. Quelli cresciuti ascoltando gli Europe e Nik Kamen, e gli ultimi a usare dei gettoni del telefono. Ci siamo emozionati con Superman, ET o Alla Ricerca dell'Arca Perduta. Bevevamo il Billy e mangiavamo le Big Bubble, ma neanche le Hubba Bubba erano male; al supermercato le cassiere ci davano le caramelline di zucchero come resto. Siamo la generazione di Crystal Ball ("con Crystal Ball ci puoi giocare."), delle sorprese del Mulino Bianco, dei mattoncini Lego a forma di mattoncino, dei Puffi, i Volutrons, Holly e Benji, Mimì Ayuara, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man, Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà, i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore. La generazione che ancora si chiede se Mila e Shiro alla fine vanno insieme. E poi i Chips, il tenente Kojak, il dottor Quincy, Starsky & Hutch, Supercar Kitt, Magnum P.I., i Robinson, i Jefferson, il mio amico Arnold, Genitori in bluejeans, i mitici ragazzi della terza c, College, Classe di ferro, Automan, Hazzard, A-Team, Mac Gyver, Simon & Simon, Riptide, Charlie's Angels, l'Incredibile Hulk, Sandokan, Fantasilandia, Mananimal, Strega per amore, La casa nella prateria, Happy days, La famiglia Addams, Casa Keaton, Mork e Mindy, Hardcastle & McCormick, Wonder woman, Batman, L'uomo da sei milioni di dollari, La donna bionica, Ralph super maxi eroe, Furia, Rin Tin Tin, Lassie, i V-Visitors. La generazione che ricorda l'Italia Mondiale '82, e che ci viene un riso smorzato quando ci vogliono dare a bere che l'Italia di quest'anno è la favorita. L'ultima generazione a vedere il proprio padre caricare il portapacchi della macchina all'inverosimile per andare in vacanza 15 giorni. L'ultima generazione degli spinelli.Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi: viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista. Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino. Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti. Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale. Non c'erano i cellulari. Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella che raramente aveva gli spallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!! Magiavamo dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto. Non avevamo Playstation, Nintendo 64, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari, computer e Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci per terra tirando su di tutto; bevevamo l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non imbottigliata, che bevono anche i cani! E le ragazze si intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità, non in una chat dicendo :) :D :P Abbiamo avuto libertà, fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò. Tu sei uno di nostri? Congratulazioni! Invia questo a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di crescere come bambini. "

Cos'è Amore?


Uno strano senso d’insoddisfazione da sempre caratterizza il mio animo. Mi spinge a cercare, con gli occhi, con il corpo, con la mente. Anche l’amore nasce così, poi muore. 
Questa mia inquietudine prima alimenta e poi stanca. È sempre stato così fino ad oggi ed è forse la mia maggiore inquietudine ora.
Sì è vero, sono sempre stata io ad andarmene. Ma da chi era ormai altrove, salvo poi ritornare assetato di parole, assordato dal silenzio della mediocrità. Ma non ero più lì. Stanca della luce riflessa. Del suono di un’eco. Non era Amore allora?

Voglio qualcuno come me, anzi che sia il contrario di me ma con gli stessi valori. Ed è così: scontrarsi ed incontrarsi. Con gli stessi obiettivi e strade diverse, che si toccano, incrociano e non si allontanano mai troppo. Entrambi in movimento, con il proprio ritmo, alla propria velocità, prendersi per mano e lasciarsi con la voglia di tornare. Ognuno un sole, ognuno una stella polare. 
Definire Amore non è possibile. Coglierlo nell’attimo però forse sì. Una fotografia. 
In questo attimo è diverso dall'attimo prima e probabilmente da quello che sarà. Così diverso ma è sempre lui, qui accanto a me. L’Amore mio. Ciò che vive non può essere costretto all’immobilità di un’istante, al ripetersi ossessivo di ciò che abbiamo colto come perfezione. Non può essere ingannato con i sensi, confuso con le parole, segregato nell’immaginario. Se vuole diventare carne e non restare solo un’idea, deve poter volare e rischiare ogni momento di perdere quota e precipitare.
Tutto questo semplicemente per dirti che ti amo e che spero davvero che tu abbia abbastanza forza di carattere per sopportare anche tutte le mie stramberie.