domenica, settembre 30, 2007

Meme o non meme?

Non ho mai partecipato ad un meme e non sono sicura di aver capito come funziona; in ogni caso ringrazio Giovanna per avermi invitata e… dovrei invitare altre 8 persone? Francamente non sono una che fa molta vita mondana nella blogosfera, 8 persone sono proprio tante per me! Allora, fra i miei blogger preferiti, invito quelli che gestiscono un blog personale, quelli che, come me insomma, parlano anche di loro stessi!Quindi Mirko, Sonia, Movida69 (l’ho scoperta da poco ma l’a-do-ro!) e Cristina.

Le regole (copiate e incollate direttamente dal blog di Giovanna)

  • bisogna parlare di otto fatti a caso che riguardino se stessi in un post dedicato
  • scegliere altre otto persone da taggare
  • dire loro che sono taggate

Fino ai ventotto anni avevo dei capelli bellissimi, folti, lucenti e di un intenso colore. Era spesso la prima cosa che chiunque mi incontrasse per la prima volta notava. Poi all’improvviso, hanno cominciato a diventare bianchi ed ho dovuto tingerli: non è più la stessa cosa.


Sono una romantica, vivo di sogni e ideali. Da bambina credevo alle morali delle favole ed ho sempre pensato che fare la cosa giusta in buona fede fosse la sola cosa da fare. Le storie e le fiabe in cui accadevano cose terribili per incomprensioni e fraintendimenti poi, mi lasciavano sgomenta e mi sono quindi sempre ripromessa di essere chiara e cristallina ignorando che nel mondo reale la gente non vuol sapere e gradisce una ragionevole zona d’ombra dove nascondere un’ampia serie di maschere. Quindi non sono capace di mentire, di fare pubbliche relazioni, di dire ciò che non penso. Non è un merito, è il mio carattere. Ed è anche un grosso limite perché a volte saper usare la diplomazia mi sarebbe molto utile.


Sono affascinata dalla parola, da ogni punto di vista: mi piace studiarne l’etimologia e la valenza nei vari contesti comprese le traduzioni nelle varie lingue, i significati arcaici e simbolici e perché no, archetipici. Mi fermo stupita di fronte ad un’assonanza, un sapiente accostamento di un sinonimo ed un contrario, un sostantivo ed un aggettivo. Mi piace leggere, scrivere, ascoltare, confrontarmi. Non mi fermo al puro aspetto estetico ma ritengo la Parola, la più grande ricchezza dell’uomo. Credo che sia questo il motivo che mi ha spinto a scegliere una scuola di lingue quand’ero piccola e ne sono felice oggi.


Adoro i gatti. Ogni volta che ne vedo uno non riesco a resistere alla tentazione di accarezzarlo e giocarci. Infatti è capitato spesso che sia stata fotografata con gatti adottati in vacanza oltre che con i miei. Ho ancora una cicatrice sulla mano destra dovuta al morso di un gatto croato che evidentemente non aveva capito le mie intenzioni pacifiche; non per questo ho smesso di accarezzare i randagi apparentemente sani.


Qualche mese fa un caro vecchio amico mi ha chiesto di non sentirci né vederci più senza darmi una ragione reale. Sbigottita, annientata, ho lealmente preso atto della sua decisione che peraltro non ammetteva repliche; ma la cosa mi ha fatto soffrire molto e continuo tutt’ora a domandarmi perché. A proposito, buon compleanno.


Sto cercando di ricostruire l’albero genealogico della mia famiglia, sia della linea paterna che di quella materna.


Credo che se Dio ha un sesso sia femminile, credo nella reincarnazione, nel potere di guarigione dell'amore, nella magia, negli Angeli e nella divinità e causalità dell'essere umano e la mia vita quotidiana è permeata da queste mie convinzioni.


E’ ufficiale, cioè, manca ancora la data perché quella che avevamo scelto è l’unica in tutto il 2008 che non può essere accettata ma…a primavera mi sposo!

mercoledì, settembre 26, 2007

Intendiamoci!

Non è che non scrivo perché non ho nulla da dire, sia chiaro!

lunedì, settembre 17, 2007

Cambio stagione

A volte, soprattutto noi donne, ci ritroviamo a dover far fronte a repentini quanto inattesi cambi di umore. Ci sentiamo irritabili più del solito, intolleranti, sentiamo il bisogno di estraniarci, allontanarci, isolarci un po’, per riprendere forza, concentrazione, serenità. Questo perché siamo più fragili e vulnerabili. Come gli animali, quando sono feriti o hanno i cuccioli da difendere, siamo più aggressive.

E’ un errore pensare che siamo sul piede di guerra, siamo solo più esposte e per questo alziamo un muro e tiriamo su il ponte levatoio. In realtà, quello che desideriamo è solo essere comprese e protette. Mentre la reazione più spontanea di fronte a chi mostra i denti e tira fuori l’ascia è quella di sfoderare le proprie di armi. Essere attaccate nel momento in cui ci sentiamo più fragili serve solo a farci perdere la fiducia nella persona che ci affronta. Spesso a ragione, purtroppo non dovremmo mai fidarci troppo di chi ci circonda.

Sarà forse perché mi trovo in uno di questi momenti che mi sento più pessimista ma più che cresco e più che mi rendo conto che le relazioni umane sono fatte per la maggior parte di intrigo, ipocrisia, doppiogioco, finzione, congiura, cattiveria, invidia. Chi mi conosce sa bene che sono sempre stata un’ingenua, una sognatrice, un'idealista, onesta e sincera, incapace di fare pubbliche relazioni, a causa della mia proverbiale inabilità a dire le cose con diplomazia, quasi sempre in lotta coi miei sensi di colpa per aver fatto soffrire le persone per la mia impulsività, ammansita solo un po’, con gli anni.

Ci sono due o tre persone (chi è fortunato ne ha di più) dalle quali ci aspetteremmo una reazione diversa. Che capiscano che siamo in un momento in cui avremmo bisogno di maggiore comprensione senza doverla chiedere. Ci dovrebbero conoscere, dovrebbero sapere come reagiamo. Dovrebbero accorgersi del nostro stato d’animo, se solo ci prestassero attenzione. Ma anche gli altri sono persone come noi, con i loro momenti di fragilità. E’ per questo che capita spesso che chi ci ferisce di più è poi anche chi ci ama di più.

Un errore che facciamo molto spesso poi è quello di colpevolizzare noi stesse per questa momentanea mancanza di equilibrio, non riusciamo ad accettare con naturalezza i nostri momenti no e succede che ci forziamo ad essere presenti e reattive, senza concederci la minima debolezza.

Ci raccontiamo che non è il momento, che non possiamo permettercelo.

Ci autobiasimiamo e ci puntiamo il dito contro.

Succede così che la fiducia in noi stesse e l’autostima iniziano a scendere: stiamo tradendo noi stesse, stiamo lasciando disattesi i nostri bisogni. Ci stiamo maltrattando.

Quando ce ne accorgiamo poi, continuiamo ad arrabbiarci con noi stesse per averlo fatto… mentre invece dovremmo solo perdonare e perdonarci. Proprio quando ne abbiamo meno la forza.

venerdì, settembre 07, 2007

La carne del cuore

Abbi cura di lui, è fragile dentro quella sua lucente armatura.
I suoi neri e i suoi bianchi sono solo i cavalieri che proteggono il suo castello di carta.
Basta un alito di insicurezza, una brezza d’abbandono per farlo crollare e morire un po’ di più.

Io sono partita, un giorno di maggio e anche se sono tornata sono lontana e continuo a tornare, ma non busso alla porta.
Sei tu che mi chiami, ma non posso entrare. E non lo so.
E non mi importa niente, davvero. Vorrei solo riuscire a sentire che va tutto bene.

Come posso odiarti anche se mi fai male, se anche tu provi quello stesso amore che io provai, se sei solo tu che hai le chiavi di quella porta e puoi entrare a vedere?
Ti lascio il vuoto, che è tanto, che non ho mai saputo riempire,
fai del tuo meglio con quel poco che ho dimenticato.

Io devo andare, fuori c’è il sole, ho un altro castello da colorare.
Stanze immense piene di fogli bianchi, alcuni rosa, altri blu, appesi al soffitto.
E la notte, un giardino con migliaia di stelle, tutte lontane. Respiro l’aria fresca che dà le vertigini e sono felice come un aquilone.

La carne del cuore

Abbi cura di lui, è fragile dentro quella sua lucente armatura. I suoi neri e i suoi bianchi sono solo i cavalieri che proteggono il suo castello di carta. Basta un alito di insicurezza, una brezza d’abbandono per farlo crollare e morire un po’ di più.
Io sono partita, un giorno di maggio e anche se sono tornata sono lontana e continuo a tornare, ma non busso alla porta. Sei tu che mi chiami, ma non posso entrare. E non lo so. E non mi importa niente, davvero. Vorrei solo riuscire a sentire che va tutto bene.
Come posso odiarti anche se mi fai male, se anche tu provi quello stesso amore che io provai, se sei solo tu che hai le chiavi di quella porta e puoi entrare a vedere? Ti lascio il vuoto, che è tanto, che non ho mai saputo riempire, fai del tuo meglio con quel poco che ho dimenticato.
Io devo andare, fuori c’è il sole, ho un altro castello da colorare. Stanze immense piene di fogli bianchi, alcuni rosa, altri blu, appesi al soffitto. E la notte, un giardino con migliaia di stelle, tutte lontane. Respiro l’aria fresca che dà le vertigini e sono felice come un aquilone.

Si muove come il mare fra l'Africa e la Spagna...


Ieri sera era in concerto a Quarrata. Si, a Quarrata. Uno si domanda, ma come mai si esibisce in un paesino della provincia, che sia così di nicchia, abbia così poco seguito da dover accontentarsi delle piccole piazze?

A parte il fatto che la provincia di Pistoia sta diventando culturalmente sempre più importante, soprattutto per la musica (vedi il Pistoia Blues Festival e il MoonTale Festival a Montale) ma io non sapevo che (lo ha raccontato lo stesso Vecchioni ieri sera) che Roberto Vecchioni si è esibito per la prima volta nella sua carriera, 37 anni fa proprio a Quarrata ed è quindi molto legato alla cittadina.

E’ stato il più bel concerto di Vecchioni che abbia mai visto, anche se sono dovuta star seduta per terra e l’ho visto fra le sbarre delle transenne mentre le due altre volte che sono stata ad una sua esibizione ero comodamente seduta su di una poltrona di teatro.

Devo dire che scrive delle canzoni così belle, piene di emozioni, di suggestioni, di poesia… che riesce quasi a farsi perdonare quel suo stravagante modo di accaparrarsi la simpatia del pubblico con chiacchiere quasi banali e un po’ populiste, che uno si domanda… ma davvero le scrive lui quelle poesie? Ma gli artisti sono così, altrimenti non sarebbero artisti; sono pieni di contraddizioni, di idee strampalate, hanno finestre sul mondo aperte nei luoghi più impensati.

Ha attaccato con Vaudeville, cantando dietro il palcoscenico ed è entrato in scena con La mia ragazza. Una lirica di una tenerezza sempre nuova.

In ordine sparso ha cantato Samarcanda, Tommy, La bellezza, Celia De La Serna, Vincent, Canzone per Sergio, Voglio una donna, Le mie ragazze, Milady, Le lettere d'amore, El bandolero stanco, Velasquez, Viola d'inverno, Sogna ragazzo sogna, Figlia, Luci a San Siro.

giovedì, settembre 06, 2007

E un'altra è andata...


Una per una, le mie amiche si stanno sposando tutte! Anche quelle che non l’avresti detto mai. Quelle che fino a due anni fa si sbattevano da una storia sbagliata all’altra, che si trascinavano dietro mezzi uomini che si facevano vivi ad intermittenza, quelle che… passata la soglia della trentina. Dev’essere un’età magica quella. Appena arrivi nel raggio d’azione dei fatidici trenta, rinsavisci e trovi l’uomo della tua vita, quello che, anche lui, ha passato la trentina. E dire che, erano tutte convinte che avrei fatto prima di loro, io, a sposarmi. Io però, verso la trentina invece… ho perso la testa.

Sarà colpa di Saturno forse? Dicono che si ripresenta posizionandosi allo stesso modo del tema di nascita all’incirca ogni trenta anni…

Eh si, perché verso i trenta, tutti cambiano rotta.

E’ un fenomeno diffuso, mi pare di osservare. Pazza gioia e tormenti fino al fatidico Saturno che arriva con il campanellino in mano e…dlin dlin dlin!

martedì, settembre 04, 2007

Detesto il traffico!

Sempre di fretta, non c’è mai il tempo per pensare. Qualche giorno fa, rientravamo a casa, io e Corrado. Lui con la macchina di mia madre, io con la mia. Aveva l’auto parcheggiata in un posto diverso dal mio e quindi siamo partiti in tempi diversi ma verso la medesima meta. E’ buffo come sono arrivata ad elaborare un pensiero, forse scontato, ma, a mio avviso, molto profondo. Fatti pochi chilometri, ci siamo ritrovati vicini, lui davanti e io dietro, senza altre automobili fra noi. Quando si percorre la stessa strada e l’obiettivo è comune, prima o poi ci si ritrova vicini.

E poi. E’ per non sentirsi soli che si cercano le strade più affollate e poi ci si lamenta del traffico e delle code? Si sceglie la strada per aver compagnia e non per la direzione? Altrimenti perché ci troviamo tutti, chi più chi meno, a vivere delle vite che non abbiamo scelto, ad avere dei pensieri in testa che non sono nostri? Solo per l’illusione di una vicinanza con chi poi, alla fine,è li, vicino a noi si, ma per puro e semplice caso? Andiamo nella direzione in cui, siamo sicuri, troveremo certamente qualcun altro, perché è una meta gettonata e sicuramente non ci ritroveremo soli. Abbiamo paura della solitudine e ci ritroviamo ancora più soli di chi ha avuto il coraggio di scegliere la propria meta e nella propria strada ha incontrato poche persone. Persone che non erano lì per caso con le quali ha condiviso un tratto di strada, breve o lungo che fosse. Poi c’è chi cambia meta in corsa. L’importante è non cambiare la propria per quella di qualcun altro, per quella degli altri. Per la paura della solitudine. Tanto, la solitudine è dentro di noi.

Fortuna che a me piacciono le strade alternative, le scorciatoie che poi più corte non sono mai, sono solo meno trafficate. E anche a Corrado. A volte, quando abbiamo tempo e ci vogliamo godere il viaggio dalla partenza, cambiamo le impostazioni del navigatore evitando le autostrade. Non si arriva prima, no. E’ vero. Anzi, di solito ci si mette molto di più. Ma vuoi mettere il gusto?