Mi soffermo nella cappella di famiglia giusto il tempo di un paio di preghiere e due chiacchiere con la nonna, le lascio un fiore. E’ buio, adesso fa buio presto… mancavano pochi minuti alle sette. Mi sentivo molto serena e al sicuro aggirandomi sola fra le tombe, come se mi sentissi protetta da quelle anime sagge di un’altra dimensione. Mi avvio comunque verso l’uscita per timore che mi chiudano dentro. Avevo provato a leggere l’orario fuori dall’entrata ma era mezzo cancellato, però non doveva mancar molto. Non che mi spaventasse l’idea di restar chiusa là dentro… ma non avevo la più pallida idea di come fare per uscirne, poi! Svolto l’angolo dirigendomi verso l’uscita… mi fermo… mi va di fare una foto… poi mi muovo di nuovo e, fermo, immobile sulla porta con le chiavi in mano un’ometto, il custode, che mi guarda stranito: “tu m’ha’ fatto piglià un colpo, il che tu’ ci fai a quest’ora… tutta vestita di nero fra le tombe!” E’ stato troppo comico! Eppure dovrebbe esser un luogo familiare per lui, mentre io ero pienissimamente a mio agio. Mi è venuto in mente di rispondergli “c’è ma d’aver aver paura de’ vivi, mica de’ morti!”
Si parla di Amore. Il difficile bellissimo rapporto fra Uomo e Donna... Ma anche di altre forme di Amore: per la Vita, la Musica, l'Arte, di Sogni. Della Natura Femminile, della Luna e di Streghe.
martedì, ottobre 25, 2005
Visitina lampo al cimitero
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