Eravamo comodamente sdraiati al sole, sulla spiaggia della Guitgia, il vento soffiava forte e siamo stati obbligati a prendere due lettini per evitare di mangiar sabbia e gli attacchi di un cucciolo che aveva preso di mira Corrado - con gran divertimento di tutta la spiaggia. Dopo qualche tempo abbiamo notato strani movimenti davanti al Baia Turchese, l’hotel che si affaccia proprio su questa spiaggia. Abbiamo sentito delle voci che dicevano che stavano per iniziare le prove. Ma come, se poche ore fa gli strumenti erano tutti al Centro Anziani? Abbiamo abbandonato i lettini ed in sella allo scooter abbiamo raggiunto di nuovo il Centro Anziani, così com’eravamo. Maglietta e pantapareo, con il segno del costume bagnato, infradito e piedi sabbiosi. Siamo arrivati e le porte erano aperte. I tecnici però ci hanno detto che non potevano farci entrare, che avremmo dovuto aspettare fuori Claudio e i musicisti ed eventualmente ci avrebbero fatto entrare loro. Ci siamo tranquillamente messi fuori, da soli. Corrado sul motorino, io sullo scalino. Dopo qualche minuto si parcheggia davanti all’entrata un fuoristrada, stereo con musica a palla e scende un tipo strano che si dirige verso la porta e sbircia dentro attraverso il vetro cemento. Assomigliava nell’aspetto e nei modi al dott. House del serial tv, e zoppicava pure! Risale in macchina, prende un sacchetto e porgendocelo si rivolge a noi dicendo: “scusate, non ho offerto!” . Corrado accetta e ringrazia. Frutta essiccata. Si affaccia una ragazza dalla finestra e gli chiede perché non sia entrato. E’ chiuso! Protesta lui. Ma no, vieni che apro! Corrado si avvicina al tipo, confabula un po’ con lui a bassa voce e poi si dirige verso la porta facendoci cenno di seguirlo. Io prendo i teli da spiaggia e la borsa frigo da sopra il motorino e seguo sbigottita Corrado che mi dà un’occhiata divertita. Seguiamo questo strano individuo fin dentro un’aula separata dalla stanza delle prove solo da un piccolo cortile interno. Chiude la porta, tira fuori due pietre dalla borsa, le strofina fra loro e ci fa annusare orgoglioso l’odore di zolfo delle sue pietre focaie. Benvenuti al corso sulla flora e la fauna di Lampedusa!
Alla spicciolata arrivano le ragazze che frequentano il corso che ci osservano divertite. La bidella di questa sorta di scuola ci promette che ci avvertirà non appena arriva Claudio! Intanto la batteria si fa sentire e il mio cuore ha il suo stesso ritmo. Non posso crederci, mi sembra di essere dentro la scena di un film. C’è una fila di sedie contro il muro, sotto la finestra che dà sul cortile. Dall’altra parte, la finestra della stanza delle prove è aperta e si vedono passare musicisti e tecnici, avanti e indietro. Si accennano le note di diverse canzoni dei Pooh, ma la loro presenza non è annunciata. Forse sono le canzoni che farà Fogli? Il professore, dopo aver fatto vedere ed annusare qualche pezzo di alga alle ragazze, tira giù il rotolante della finestra, avendo cura di lasciarmene uno spiraglio aperto ed accosta i vetri, spegne le luci ed accende un proiettore passando delle diapositive di animaletti e piante che vivono a Lampedusa. Si affaccia in aula un tizio della security, cercandoci con lo sguardo. Appena ci trova, ci guarda e se ne và. Mi distraggo dal pensiero di Claudio seguendo la lezione, confidando nella bidella che ha promesso di avvertire. Entra improvvisamente in stanza. La guardo interrogativa e lei mi fa cenno di no, poi si avvicina, dice che le hanno detto che è ancora a pranzo e si siede ad ascoltare la lezione. Qualche tempo dopo, mi giro distrattamente verso la finestra di fronte e come una sagoma mobile vedo passare l’inconfondibile profilo di Claudio! Un tuffo al cuore!
“Amore! C’è Claudio, è arrivato.” Mi rivolgo sottovoce a Corrado. Ci alziamo silenziosamente e usciamo dalla stanza. “Andiamo verso il bagno sennò ci buttano fuori!” Lo seguo ma non ce la faccio a entrare nel bagno, devo tornare indietro... svolto la colonna ed è lì, Claudio Baglioni è lì, solo, davanti a me. Non si è accorto della mia presenza e continua a cantare in falsetto Storie di tutti i giorni a occhi chiusi, cammina a faccia in su. E’ lì, in tutta la sua umanità, che fa le smorfie, in bermuda e ciabattone. Faccio fatica a restare lucida, mi trema tutto, le gambe, le mani, lo stomaco… lui abbassa il capo e smette di colpo di cantare, mi guarda con l’espressione di uno beccato con le mani nella marmellata … adesso devo parlare, devo dirgli qualcosa - … ciao! - Un ciao che nella mia testa è durato almeno cinque minuti, come nei ralletie dei vecchi films. Lui mi risponde sorridendo… “Ciaooo… abbiamo fatto un bel po’ di casotto qui, eh?” - Che rispondo? Nulla, resto lì, ebete, con lo sguardo da ebete… la faccia da ebete e le ginocchia che si piegano.
(continua...)
2 commenti:
Sono molto felice per te...leggendoti mi hai fatto vivere questo tuo attimo come se l'avessi vissuto insieme a te! L'hai descritto meravigliosamente bene, attimo per attimo. Ho anche percepito il tuo tuffo al cuore! Un abbraccio...aspetto la continuazione ;o)
Ecco! Ho vinto la pigrizia e terminato il racconto. Confesso che mi sono emozionata pensando a ciò che quest'uomo ha fatto per me, nel bene e nel male... e nemmeno lo sa.
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