giovedì, ottobre 19, 2006

Grazie Claudio

Mi volto in cerca di Corrado che non c’è, non so cosa fare, cosa dire… finalmente Corrado arriva dal bagno e osserva divertito la scenetta di me che smanetto dietro la schiena facendogli cenno di muoversi e di Claudio che mi guarda con la faccia con un evidente punto interrogativo sopra e saluta anche lui.
Mi perdo in chiacchiere con Corrado, non so nemmeno io cosa volevo. Ce l’hai la macchina fotografica? No! Come no! Siamo usciti di fretta…
Che cosa si fa in questi casi? Si chiede un autografo, si chiede di fare una foto, si salta al collo del proprio idolo? Gli si parla e gli si racconta tutto quello che in questi anni si avrebbe voluto dirgli? Ma come, da dove escono le parole, il coraggio? Come si fa a mettere tutto l’amore, il conforto, il sostegno, la gioia, le riflessioni, la compagnia, i brividi, le lacrime… tutto questo, in un semplice e banale gesto? Come si può riuscire a far comprendere al cervello che quell’uomo lì, davanti a te è Claudio Baglioni e tutto quello che Claudio Baglioni rappresenta per te? La sua voce, i gesti, le parole. Le mille volte che lo hai visto su un palco, dentro un video, le mille volte che hai ascoltato la sua voce, dal vivo o nelle casse dello stereo… sempre comunque irraggiungibile come un’entità. Ed invece è lì, raggiungibile. Nessuna orda di fans scatenate dietro di te, a farti crollare sulle transenne.
Claudio non c’è più, è entrato nella stanza di fronte.
Vedi? Te lo sei fatto scappare.
Ma che avrei dovuto dirgli?
Che ne so! Siamo qui per lui, no?
Si, però… non ho avuto il coraggio di dirgli niente.
Te ne pentirai per sempre. Vai, raggiungilo.
No, non voglio rompergli le scatole. Ha da fare!
Allora andiamo via?
No!
Mi sta prendendo in giro, il mio ragazzo. Però sono felice, perché mi capisce e non ne è geloso.
Rientriamo nell’aula e mi tremano ancora le gambe. Le ragazze mi circondano per sapere com’è andata, se l’ho visto, se gli ho parlato!
Non riesco a stare in aula però, usciamo a prendere qualcosa da bere al distributore automatico. Offriamo un tè alla pesca all’insegnante. Un sacco di personaggi intorno a noi. Rientriamo in aula. Esco di nuovo. Mi metto in piedi dietro una di quelle enormi scatole nere che contengono gli strumenti, parcheggiata vicino alla porta della mia aula. E guardo. Via vai di tecnici del suono nel corridoio che lavorano sui pulsanti dei loro attrezzi. Anche Corrado mi raggiunge. Ogni tanto ci guardano e parlano fra loro. Ma noi stiamo lì, buoni buoni. Vedo passare Walter Savelli. Vado in cortile a fumare una sigaretta, poi rientro in aula. Dopo poco Corrado viene a chiamarmi in aula e mi dice “vieni a bere qualcosa con me?” e si mette la mia macchina fotografica in tasca. Aveva visto Claudio andare verso il distributore automatico, sistemato non lontano dalla porta d’entrata (o di uscita?). Vado a prendere questo caffè, ma di Claudio nemmeno l’ombra. Forse è andato via, chissà. Dal vetro cemento vedo che la folla fuori dalla porta aumenta. Poco più in là però c’è Savelli e vado a salutarlo. Mi presento, ci siamo scambiati qualche mail in passato, siamo vicini di casa! Si ricorda di me e mi saluta molto cordialmente.
Come mai a Lampedusa?
Mah! Indovina!
Ah… e ti hanno fatto entrare?
Mah… per la verità mi sono infiltrata ad un corso sulla flora e la fauna di Lampedusa!
Ah! Io non ti conosco, eh?! Mi risponde il mitico Generale cambiando espressione.
Ma Claudio, è sempre qui o se ne è andato?
Non lo so… e si allontana. Mamma mia, dev’esser cattivo Claudio! mi viene da pensare. Forse ha pensato che lo avessi salutato per arrivare a Claudio, ma non è così e mi è dispiaciuto molto… gli scriverò certamente nei prossimi giorni!
Ce ne torniamo pazientemente dietro la nostra cassa. E’ divertente vedere tutta quella gente che lavora come se nulla fosse accanto a dei miti! Forse sono anche loro dei miti, nel loro campo, e in pochi lo sanno. Da quella postazione mi rendo conto che esiste un piano superiore che si affaccia a soppalco sulla sala d’entrata, proprio sopra la macchina del caffè, non l’avevo notato, come non avevo notato le scale, proprio là dietro, che portano al piano superiore… faccio qualche passo nel corridoio e scorgo le gambe di alcune persone in piedi, lassù… come un raggio di sole il mio sguardo si illumina. E’ qui, non se n’è andato! Mi giro indietro verso Corrado: Claudio è lassù, è ancora qui! Mi volto di nuovo verso il corridoio e me lo ritrovo davanti che viene verso di me. Mi sento un nodo in gola e le gambe riprendono a tremare. Adesso non posso fare altro che andargli incontro.
Claudio…
Lui mi sorride e mi viene incontro accelerando il passo. Si ferma davanti a me, mi mette le mani sui fianchi e guardandomi negli occhi mi dice. “Dimmi!”
Foto con CB
Vi rendete conto? Ogni volta che ci ripenso, GIURO, mi emoziono di nuovo, mi accelera il battito cardiaco e mi prende caldo! Vi immaginate il mio stato psicofisico in quel momento? Tremavo come una foglia.
Ce la faresti una foto con me?
Ma certo, come no! Vieni qua.
Mi abbraccia di fianco e mi stringe contro di se, come se fossimo amici da sempre. Forse gli facevo tenerezza, chissà quante ne avrà viste davanti a lui, mute e tremanti.
Chi ce la fa la foto?
Ve la faccio io? Si propone la bidella che mi osservava sorridendo, felice per me che avessi realizzato il mio desiderio- rivolgendosi a Corrado.
Ce la fai tu? – domanda Claudio.
No no, la faccio io! - dice Corrado (non essendo interessato a rientrare nella foto)
Ecco, siamo qui eh? Io sono quello con la maglietta nera con scritto O’ Scià… - E con le dita si pizzica la maglietta tirando in avanti la parte con la scritta.
Ce l’ho anch’io la maglietta con scritto O’Scià… - non trovo niente di meglio da dire io
Ah, bene… una bella cosa… - mi sfotte Claudio
Scatta la foto ma senza flash, mentre Claudio stava parlando.
Ne facciamo un’altra? – non so più chi l’ha proposto, se Claudio o Corrado. Fatto stà che ne scatta un’altra e io a quel punto avevo già messo troppo a dura prova il mio sistema nervoso… gli dico grazie, sorridendo incerta. E lui mi sorride mettendomi le mani sulle spalle, guardandomi negli occhi e mi risponde: Ma grazie a te!
Avrei voluto dirgli che quel grazie non era per la foto, era per tutte le volte che avevo avuto solo la sua voce per compagnia, solo le sue parole come conforto, solo la sua musica a trasportare la mia anima. Grazie per avermi accompagnato per tutti questi anni, in tutti quei momenti che hanno rappresentato un punto di svolta nella mia vita, nel bene e nel male. Presente ed ignaro compagno di viaggio… non sono mai stata sola, nemmeno per un momento. E invece sono andata via, senza un ciao, con la testa che mi scoppiava.
Ma solo dopo, quando sono rientrata in me, ho capito che lo aveva capito… perché il suo “grazie a te” non poteva aver nulla a che fare con la foto.

1 commento:

sonia ha detto...

Helga, sono felicissima per te...dalla foto si vede la tua forte emozione di essrgli accanto!
Il tremore alle gambe l'ho proato anche il la prima volta che mi sono seduta a 16 anni sulle gambe di Vasco Rossi, per poi mettermi a piangere come una pazza...lui mi coccolava! È stata una persona fantastica!

Un abbraccione