mercoledì, giugno 06, 2007

I capitolo - Abbandono

Camminavo. Forse ero troppo vestita per quella stagione, faceva un po’ caldo. Poteva essere primavera. Stavo passeggiando da sola, forse. Ricordo che stavo camminando lungo il ciglio destro di una stradina gialla di terra battuta. Ai lati distese enormi d’erba verdissima. Probabilmente rasata, ma non di recente. A mano a mano che percorrevo quel sentiero una strana sensazione mista fra pace e angoscia si impossessa sempre più di me, si fa pungente, cresce e non so se mi fa male o se mi rende felice ma continuo a camminare. Mi stordisce e mi accorgo che sto piangendo, anzi, che i miei occhi stanno lacrimando, ma continuo a camminare. Sull’altro lato della strada una figura amorevole mi viene incontro, con gli occhi offuscati dalle lacrime riesco solo a vedere i contorni di un enorme albero con le grandi braccia aperte. Senza pormi domande mi getto ai suoi piedi rispondendo all’abbraccio e sopraffatta dall’emozione mi abbandono su quel tronco per un tempo indefinito. Esplosioni di luce mi pervadono i sensi e l’anima, mi scuotono con una dolcissima violenza e sento che sto varcando una soglia, che sto andando oltre. Sento che la mia vita non sarà mai più la stessa. Mi lascio andare a quella dolce onda, a quel fresco tepore, a quella leggera pienezza. Niente ha più importanza.
Mi risveglio e una fredda sensazione di buio e puzzo di fogna mi riportano violentemente alla realtà. Mi rimetto automaticamente in piedi e getto uno sguardo rapido tutto intorno. Poco prima ero seduta sul ciglio di un marciapiede, appoggiata ad un cassonetto dell’immondizia. Che schifo! Mi stropiccio le mani sulle cosce e scruto i dintorni in cerca di qualcosa. E’ già notte, un passante frettoloso mi passa accanto a testa bassa e con le mani in tasca. “Mi scusi…” alza il capo spaventato, lo riabbassa ed accelera il passo scomparendo in un vicolo invisibile, in fondo alla via. In realtà non avrei nemmeno saputo cosa chiedergli. Mi guardo. Le calze sporche e bucate su un ginocchio. Ahi, mi fa un po’ male. Ma cosa è successo? Non ricordo nulla. Fa freddo, sono quasi nuda. Niente giacca e niente borsa, quindi niente soldi, niente telefono. Cerco di ascoltare il silenzio, di riuscire a trovare un appiglio, un rumore che possa guidarmi da qualche parte. Finalmente mi sembra di cogliere un lontano brusio che mi suggerisce la direzione verso una probabile strada trafficata. Il rumore dei miei tacchi sull’asfalto rimbomba in quella solitudine e mi gela l’anima ma non è il momento di farsi prendere dallo sgomento. Stringendomi nelle spalle accelero il passo e ripenso al passante di poco prima. Buffo, mi sto comportando proprio come lui, sto camminando velocemente e a testa bassa. Il suono del traffico si fa sempre più vicino e un po’ mi rincuoro. La direzione è quella giusta. Niente di tutto quello che vedo mi è familiare ma non è il momento di porsi domande. Proseguo a ziz zag in quell’intrico di vie deserte, un gatto mi passa accanto quatto e lesto. Finalmente il buio si rischiara lievemente, ci sono quasi. Ecco, sono finalmente arrivata alla civiltà. Mi fermo a riprendere fiato accorgendomi di averlo quasi trattenuto per tutti quegli interminabili minuti. Mi giro intorno in cerca di qualcosa di familiare e mi avvio intanto verso un bar accorgendomi però di essere impresentabile. Mi fermo a riflettere. Chiunque mi incontri in questo momento mi porrà forzatamente delle domande. Domande a cui non so rispondere e che io stessa sto evitando di farmi ad ogni costo. Non voglio chiedere aiuto. Detesto dipendere dagli altri.

4 commenti:

Giovanna ha detto...

Bello! fa parte di quelle cose che hai già scritto nei tuoi diari blocchi agende ecc?
se si, dovresti (secondo me) aggiungere qualche parola sul momento in cui l'hai scritto, cosa ti ha portato a scriverli... due parole in più, giusto più renderlo più vicino a chi legge... dimmelo pure se parlo troppo...
Un bacio

Helga ha detto...

Ciao Giaovanna! No no, non preoccuparti... è proprio questo genere di confronto che cerco. Questo brano è molto recente e francamente ha poco di autobiografico, almeno credo. Non so nemmeno come si evolverà, mi è servito solo a distaccarmi dalla realtà! Ogniuno ha le proprie droghe! :)

Finazio ha detto...

Meno male, mi ero preoccupato leggendolo! Comunque molto bello!

Helga ha detto...

:)))
Chissà, magari mi è capitato di peggio! :)